Tutta la sua gravità del caso S. Anna Hospital di Catanzaro


Nella drammatica crisi complessiva in cui versa il sistema sanitario calabrese, incagliato tra un decennio di commissariamento inconcludente da un lato e l’intreccio di mala politica e malaffare dall’altro, spicca in tutta la sua gravità il caso del S. Anna Hospital di Catanzaro, centro di alta specialità del cuore accreditato presso il SSN.

Dopo l’inchiesta della magistratura, che vede coinvolti due manager e il direttore sanitario dell’epoca cui risalgono i fatti contestati – inchiesta che sta seguendo il suo corso naturale – si è venuta a determinare infatti una situazione che, al di là delle eventuali responsabilità personali dei singoli, mette a rischio la sopravvivenza dell’intera struttura e il lavoro di centinaia di operatori e operatrici, che hanno saputo garantire una qualità di prestazioni altissima, riconosciuta a livello nazionale.

Il S. Anna Hospital rappresenta per la Calabria un patrimonio di conoscenze e competenze straordinario nella diagnosi e la cura della patologia cardiovascolare, che negli anni ha contribuito a ridurre sensibilmente il fenomeno pernicioso della migrazione sanitaria. Purtroppo però il S. Anna Hospital è oggi schiacciato fra l’inchiesta penale che vede coinvolti i vertici gestionali e la necessità di continuare a garantire le prestazioni ancora richieste dalla popolazione calabrese e non solo, considerato il regime di esclusiva in cui opera per conto del servizio sanitario, erogando prestazioni di natura pubblica. Una situazione che rischia dunque di compromettere l’esistenza stessa dell’ospedale.

Il comitato SanaCalabria, il cui interesse assoluto è rappresentato dalla salute dei calabresi e dalla salvaguardia dei tanti posti di lavoro, ritiene che non si possa utilizzare l’azione giudiziaria come panacea alle tante, troppe e ripetute “distrazioni” da parte di chi avrebbe dovuto controllare e non lo ha fatto. Tale pericolosa situazione si sviluppa e si acuisce nel mentre le pur affermate professionalità in ambito cardiovascolare stanno trovando, anche nel pubblico, sia pure con gravissimo ritardo, importanti affermazioni e riconoscimenti, sia come risultati e sia come casistiche. È proprio questo aspetto che ci porta ad affermare che in una situazione emergenziale come quella calabrese c’è bisogno di consolidare e difendere quanto più possibile quelle esperienze di sussidiarietà di cui non possiamo assolutamente privarci.

Non fa onore a nessuno, a maggior ragione a chi ha compiti istituzionali importanti: dal sindaco, alla regione, al rappresentante del governo, rinchiudersi in una sorta di silenzio indotto, di falso neutralismo, in nome della consueta formula “le indagini facciano il loro corso”. Siamo noi a volerlo per primi, per garantire ai Lavoratori e alle Lavoratrici il sostegno nella trasparenza; ma proprio per questo intendiamo richiederlo ora che il S. Anna è ancora operativamente in vita. Crediamo che sia necessario rafforzare l’azione di sostegno e di solidarietà a tutte le lavoratrici e i lavoratori, unitamente alle loro organizzazioni di rappresentanza.

È in questa ottica che riteniamo non più rinviabile l’avvio di un tavolo di confronto istituzionale con tutti gli attori presenti per poter garantire alla Calabria – al di là della vicenda giudiziaria e dei suoi eventuali sviluppi – di poter continuare a godere del massimo apporto delle professionalità sviluppate nella regione, anche per l’importante contributo che la stessa sanità pubblica ha dato.

La nostra azione di vigilanza, non è che all’inizio; il nostro orizzonte di movimento avrà come compito primario monitorare, denunciare e intervenire su tutto il pianeta sanitario regionale, che sempre più si conferma essere un vero e proprio vaso di Pandora. Non escludiamo ulteriori iniziative su cui coinvolgere attivamente l’opinione pubblica mettendo a disposizione ogni strumento, a cominciare dalla pagina Facebook del nostro comitato.

Comitato SanaCalabria