Giustamente ci siamo concentrati e ci stiamo concentrando, negli ultimi giorni, tutti, su come si concluderà la tragedia umiliante della nomina del commissario calabrese alla sanità. Anche perché in uno dei momenti più drammatici della nostra vita collettiva, il decreto di otto giorni fa del governo rimane ancora lettera morta e la sanità calabrese è senza guida alcuna. La rinuncia di Gaudio è stata un altro tassello di una situazione imbarazzante. Ma in generale si assiste a un balletto politico, senza posizioni chiare e pubbliche delle parti, che ha offerto la plastica rappresentazione dell’assenza di determinazione e risolutezza del governo centrale nell’affrontare le crisi della Regione Calabria, che non è evidentemente solo di natura sanitaria. Ma ben di più.
Questa vicenda e focalizzazione sul ruolo e persona del commissario rischia tuttavia di offrire, soprattutto quando la nomina si sarà conclusa, anche uno straordinario alibi a tutto ciò che ha drammaticamente fallito attorno al precedente commissario e che rischia di fallire anche attorno al futuro commissario. Infatti, se l’assenza della nomina di un commissario a otto giorni dal decreto del governo è surreale, inaccettabile, è ancora più surreale che a otto giorni dall’intervista di un giornalista di Rai3 a Cotticelli, nessuna testa politica o amministrativa sia caduta o abbia sentito il dovere di cadere oltre a quella dell’indifendibile Cotticelli. Tanto più in queste ore. È il film sempre visto di un paese, in un cui una classe dirigente spesso irresponsabile ha facilità a identificare un capro espiatorio da dare in pasto alla rabbia del momento. E poi la ruota torna a girare.
Lo sappiamo bene. Fin troppo bene. Il problema non è certamente solo quello di un individuo che non godeva neppure di una struttura adeguata. È ben più grave la colpa della cattiva politica e amministrazione, nazionale e locale, che per anni ha nominato, ha confermato, non ha monitorato, non ha controllato, non ha verificato, non ha corretto in tempo laddove necessario. Che fa finta di svegliarsi o indignarsi solo quando il giornalista di turno rinviene qualche scheletro nell’armadio. E che in queste ore non riesce a generare in tempi rapidi una scelta di profilo o di prospettiva. In altri tempi, più nobili e veri, anche i più vertici di governo avrebbero dovuto sentire il dovere di mettersi seriamente in discussione. Perché il disastro della Calabria è un disastro nazionale.
In una crisi così spietata come quella del COVID, l’unica speranza reale è che tutta la sofferenza di questi giorni serva a qualcosa e che il tempo dell’ipocrisia e delle assurdità finisca. Per sempre. La crisi della sanità non è diversa dalle crisi ambientali, sociali, economiche, urbanistiche, geologiche che questa terra vive da decenni. Certo ha contorni più drammatici, per quello che il bene salute rappresenta, soprattutto in questi giorni, e per l’importanza che il bilancio salute riveste rispetto all’intero bilancio calabrese. È una storia in cui, seppur con importanti e anche pregevoli eccezioni, una combinazione di politica e amministrazione assolutamente non all’altezza, in molti casi segnata da intrecci perversi, genera incompetenza, improvvisazione, disordine. E anche e soprattutto la sofferenza di tantissimi.
Come diceva Brecht, non possiamo attenderci alcuna risposta, se non la nostra. Oggi, in queste ore, abbiamo senz’altro il dovere di sostenere la nomina di un commissario di livello e autorevole e dotato dei poteri necessari. Ma da domani, esistono un obiettivo e un dovere ancora più grandi e necessari da sostenere. Ovvero contribuire a determinare nel medio periodo l’emergere e il protagonismo virtuoso di una classe dirigente calabrese, politica e tecnica, segnata dalla competenza, dall’indipendenza e dall’ispirazione unica al bene comune. Non bisogna inventare nulla. Si tratta della valorizzazione di donne e uomini, competenti, laboriosi e appassionati, che già esistono, dentro e fuori la nostra regione. Perché senza questo, ogni singolo, per quanto bravo e lodevole, avrà necessariamente vita breve. E ogni urlo e indignazione non avrà che il tempo fugace di un respiro o poco di più.
“I Need EU Catanzaro – Catanzaro Città d’Europa” sta nascendo in questi giorni dopo mesi di confronto e programmazione mirati a realizzare un più ampio progetto nazionale, perseguirà con forza quest’obiettivo ed intende elaborare entro breve tempo un documento complessivo di visione per la sanità calabrese. Su questo, inviterà i cittadini e le forze politiche e associative da subito a partecipare e a confrontarsi su proposte e idee concrete. Perché senza idee, proposte, competenze, credibilità, non esiste speranza alcuna che questa terra possa uscire dal buio.
Salvatore Scalzo, già candidato sindaco al comune di Catanzaro