De (nimia) senectute


Isabella Pelagi, XIX secolo

 Nato il 27 maggio 1950, conto anni 70 e mesi 5; sono perciò al di sopra di ogni sospetto, se, non facendone un caso personale, parlo di anziani.

 Ogni morte, e lo scrivo oggi, nel giorno dei Morti, è un dramma cosmico in senso esistenziale. Ma se leggiamo le fredde statistiche, scopriamo che il virus covid colpisce molto di più categorie deboli prima di quelle più forti: e che bella scoperta, vero? Politicamente scorretta, ma ovvia. Volete che vi adduca esempi molto vicini? No, giusto, non vi servono.

 Lasciamo da parte il virus, e trattiamo, con spudorato e autolesionistico coraggio, il tema degli anziani. Cicerone scrisse un libro dal titolo “Cato Maior, de senectute”, per dimostrare che  nella storia greca e romana molti grandi vecchi fecero questo e quello: anzianissimo, Fabio Rulliano vinse a Sentino, Appio Claudio e Catone, a novant’anni parlavano in senato. Cicerone, nato nel 106 a.C., non so quanto sarebbe vissuto se non lo avessero ucciso nel 43. Ottaviano contò 78 anni, ma Virgilio era defunto 27 anni prima. Senza contare gli altri morti di vari generi di morte violenta del dottissimo e turbolentissimo I secolo a.C. (Spartaco, Crasso, Lucrezio, Catilina, Pompeo, Cesare, Bruto, Cassio, Antonio, Cleopatra… ), durante l’Impero, che fu sicuramente il periodo più prospero e tranquillo dell’antichità, l’età media era di 42 anni. Media, non capite male come certi miei colleghi.

 Anche nei secoli seguenti si contarono persone anzianissime; il mio padre Fiore parla di un catanzarese di 120 anni, ancora arzillo, a metà XVI secolo: la mia quadrisavola cardinalese, visse 104 anni. Tali casi vengono ricordati nelle memorie storiche e familiari proprio perché eccezionali, rari. Oggi l’età media è altissima, ed elevatissimo il numero degli anziani. E sono persone fisicamente in salute, grazie (non glielo dite a Rousseau e Greta!) alle medicine delle odiatissime industrie farmaceutiche, in confezioni di plastica. Le quali ditte però non hanno inventato, e dubito inventeranno mai, dei rimedi chimici contro il “veternus”, la malattia dei vecchi, la depressione morale; e meno che meno per curare la mente, quando si perde.

 Intanto non nascono bambini, quindi la piramide è rovesciata: gli anziani superano i giovani; dal 2013, la mortalità supera la natalità anche a Sud. Non ve ne venite con fantasie: non c’è nessun Teodorico, nessuna Teodolinda, sui barconi, ma solo imitatori del peggio dell’Occidente.

 Insomma, questo è il problema, oggi aggravato dall’epidemia. Non ho soluzioni, ma varrebbe la pena che se ne parli, possibilmente con serietà.

Ulderico Nisticò