“Io non ho fatto un documentario sulla Calabria, non era un reportage sulla Calabria. La mia committenza era quella di Jole Santelli, che mi chiese di fare un viaggio d’amore all’interno della Calabria, per raccontare lo spirito della Calabria, perché la Calabria ha uno spirito che non si può raccontare in maniera meticolosa e precisa in un cortometraggio, che deve intrattenere ed emozionare”. Commenta così Gabriele Muccino all’Adnkronos le critiche ‘piovute’ addosso al cortometraggio che il regista ha presentato alla festa del Cinema di Roma, commissionato dalla regione Calabria per raccontare le bellezze della regione.
“Se intrattieni ed emozioni – spiega Muccino – riesci anche a creare il desiderio di venire a conoscere ed esplorare questa terra. La finalità ultima per me, secondo il mandato di Jole, era quella di far venire voglia di conoscere la Calabria. Io ho fatto questo lavoro pensando agli occhi internazionali e anche degli italiani che ne devono ricavare un immaginario filmico, cinematografico che deve trasmettere un’emozione”. E a chi critica “l’asinello che passa”, il regista risponde che “l”asinello c’era veramente, e io l’ho filmato. Criticano l’uso della coppola perché anacronistico? Io dico ce ad esempio io ce l’ho, la uso. Gli abiti dello spot sono per metà di uno dei più grandi stilisti al mondo. Si parla di cose di cui non si sa, solo perché si vuole attaccare questo cortometraggio”, aggiunge Muccino.
Che entra poi nel dettaglio tecnico della pellicola, interpretata da Raoul Bova e Rocio Morales. “E’ un cortometraggio – affonda- non potevo far vedere di più. Un corto richiede sei giorni di lavorazione e dura otto minuti. Questi son i tempi. In otto minuti o faccio l’Alberto Angela, e non è il caso, o racconto un’emozione cinematografica, ed è quello che ho fatto”.
“Credo di averlo fatto bene, facendo conoscere qualcosa di più”. E’ una Calabria “cinematografica, che deve far venire voglia di andarci. Se a un turista viene voglia di andarci, per me quello è il gol. Non importa far vedere se sia autentico o non autentico. Non dovevo raccontare la realtà”. E’ un attacco “che comunque non mi decentra, ho visto di peggio in vita mia. Uno fa delle cose, ad alcuni piacciono, ad altri meno. Fa parte del mondo filmico in cui io navigo”, conclude il regista.