Ci siamo svegliati con visite: sei cinghialotti nei giardinetti del Quarzo, o Comac che dir si voglia. Ed ecco una mattinata di cacciatori improvvisati, guardie ecozoologiche, guardie comunali, futuri assessori, pubblico e curiosi: e i cinghialotti sono sempre lì. Anzi, hanno pure dei tifosi.
Io non so come ripetervelo. I cinghialotti suscitano persino tenerezza, ma i loro parenti da 200 kg tutto muscoli, non tanto, anzi costituiscono un serio pericolo per l’incolumità delle persone e delle cose…
Ma la natura… ebbene, qui la natura non c’entra niente. I cinghiali attualmente presenti in Calabria, e anche nel resto d’Italia, hanno tre caratteristiche che non sono per niente naturali:
– quelli calabresi – gli altri, non so – sono stati introdotti verso il 1970 prendendoli dai Balcani; qualche genio sperava di tenerli controllati, e invece non solo sono scappati dalle recinzioni, ma, in assenza di nemici come lupi etc…
– ecco che si moltiplicano senza limite;
– sono divenuti animali opportunisti (termine tecnico), cioè trovano comodo mangiare quello che offre la città, immondizie soprattutto.
Perciò, qui non serve chiamare in causa Rousseau (opinionista, non piattaforma), o i film animati con leoni di animo mite. A parte che la natura è crudele, anzi indifferente e meccanica, ripeto che la odierna presenza dei cinghiali non è minimamente un fatto naturale.
Che fare? Beh, intanto, studiare un poco di una scienza di cui tanti si riempiono la bocca e pochi conoscono, l’etologia (scienza del rapporto tra specie viventi e ambiente: ἔθος); la quale, tra l’altro, insegna che le specie devono essere presenti in un numero mai eccessivo, ma sempre equilibrato.
Poi impedire la crescita numerica dei cinghiali. E qui mi fermo, affidandomi all’intelligenza del lettore.
Infine, far capire ai cinghiali che non devono penetrare negli ambienti umani. Ma un animale, capisce? Certo che capisce, insegna l’etologia: solo che molto più lentamente dell’uomo, e attraverso molte generazioni che si trasmettono a fatica le nozioni essenziali. I cinghiali, essendo forestieri, non sanno ancora che le città sono abitate dall’essere vivente più cattivo ed efficiente che ci sia: l’uomo. Basta dimostrarlo loro, rendendo ardue e pericolose le città, finora troppo accoglienti.
Non so se sono stato chiaro.
Ulderico Nisticò