Cultura e indotto in Calabria: mancano!


Una visione troppo idealistica e poco vichiana della vita ha fatto sì che, in Italia, e soprattutto nel Meridione e in Calabria, la cultura venisse sentita come un fatto “spirituale” e privato. Lo è, certo, ma se così fosse stato, non avremmo avuto né l’arte né grandissima parte della poesia.

Un professore di lettere meno ingenuo del solito, quando spiega la poesia cavalleresca dei secoli XV e XVI nel Settentrione, in particolare a Ferrara, fa vedere ai ragazzi dov’è Ferrara, ed evidenzia che i duchi Estensi erano circondati da alcuni dei lupi più famelici: Firenze, Milano, Venezia, Chiesa. Serviva loro un sostegno, e lo trovò nei re di Francia. Cosa di meglio che lanciare un messaggio di parentela? Ed ecco che gli Este discendono da Bradamante, nipotina di Carlo Magno, e da tale Ruggero. Insomma, mentre il Boiardo e l’Ariosto e poi il Tasso componevano fantasie, i duchi Ercole, Alfonso I, Alfonso II ne facevano buon uso in politica.

Il tale Ruggero, invece, è figlio di Ruggero di Risa, cioè Reggio: ma voi pensante che in Calabria gliene freghi niente a nessuno? Ahahahahahahahahahahahah! Mi fermo qui: chi ne vuole sapere di più, scriva una lettera ufficiale e indichi esplicitamente quanto mi paga. E fu così che restano tutti nella loro taccagna ignoranza.

Passiamo dalle parole alle cose. Pensate che Brunelleschi o Buonarroti abbiano costruito le cupole con mattoni trovati per strada? Girarono enormi somme di soldi, vennero impiegati migliaia di operai specializzatissimi… e l’indotto andò alle stelle.

Potrei continuare con Ictino, Callicrate, Fidia, con il Pantheon, con le Piramidi… Vi faccio un bell’esempio meridionale: la Reggia di Caserta, costruita dal nulla in una landa di paludi e bufali, e intorno sorse Terra di lavoro con tutto quello che c’è ora. E la Reggia è tra i beni culturali più frequentati d’Europa. Eccetera.

In Calabria siamo convinti che la cultura sia una cosa per malati e depressi e piagnoni e amici di qualcuno che li premi. E non rende soldi e occupazione, fatta eccezione per Bronzi, Altomonte, S. Severina, e solo da poco Roccelletta; e qualche altra cosa.
Ci mancarono, nei secoli, gli Estensi e i Medici e i papi; oggi, ci manca l’organizzazione della cultura. Ma a chi glielo vado a raccontare?

Ulderico Nisticò