Parlo del Ponte fisico di Genova; quello giuridico, cioè quando si risolveranno liti e processi, lo sa solo il Fato. Il Ponte in quanto tale, il manufatto, è stato completato in 22 mesi: cosa che prima pensavamo avvenisse solo in Giappone, in Germania; e invece si può fare anche in Italia.
Si può fare, perché due governi, nemici tra loro, hanno entrambi favorito l’operazione; o almeno non hanno messo intoppi;
si può fare, perché a gestire la cosa non sono stati polverosi uffici e pigri passacarte e infinite e complicate competenze di incompetenti, ma un commissario il quale, evidentemente, ha fatto il commissario, e non come quelli del terremoto, che aggiungevano burocrazia a burocrazia;
si può fare perché i soldi sono bastati, evidentemente esistenti, ben spesi e non rubati;
perché i soldi sono stati spesi subito, prima che se li mangiasse l’inflazione.
Se dunque si può fare un ponte di quelle dimensioni in così poco tempo, come mai l’Italia è la terra delle incompiute? Per esempio, la Trasversale delle Serre, ma mica solo.
Facile da capire:
- molti lavori erano inutili, propagandistici, elettoralistici; e perciò ne serviva solo il taglio del nastro a favore di telecamere;
- si infilavano nei lavori, a titolo diverso, politicanti burocrazia subappalti malati scioperi mafie …
- cambiavano i progetti: vedi ignobile secondo svincolo di Argusto; grazie, Soriero;
- i soldi erano “stanziati”, cioè chiacchiere, e non esistenti; a proposito, fuori i 54 milioni per la Gagliato – Ionio, in contanti;
- anche ammesso esistessero effettivamente dei soldi, nel frattempo valevano metà, tra un rinvio e l’altro;
- non raramente i progetti erano disegnati con i piedi, e la realizzazione idem: vedi strada di Germaneto, che è ripetutamente caduta, e comunque da quando l’hanno fatta è in riparazione;
- controlli, zero; in galera, vanno solo ladri di polli: con qualche recente lodevole eccezione;
- questo, per il penale; se invece incappiamo nel civile e c’è una vertenza, aspettate i decenni.
Stanotte però ho fatto un sogno, che mi nominavano commissario per la Trasversale. Io chiedevo in compenso un piccolo rimborso spese, e un cane molosso da combattimento come quelli di Cortés contro gli Aztechi, da mostrare, denti digrignanti, alle seguenti categorie:
- sindaci in vena di spostamento del progetto sotto elezioni;
- politicanti in fregola di svincolo con il cartello trionfale;
- burocrati in genere;
- proprietari di terre incolte da ottant’anni, che improvvisamente ci tengono perché erano del nonno, e fanno ricorso;
- loro avvocati;
- storici locali che, frequentato un mediocre liceo, leggono in Omero che proprio sotto la strada sbarcò Ulisse quindi la spostiamo casualmente sotto casa del cugino;
- ditte di imbroglioni e loro fornitori di cemento fasullo;
- mazzettari di ogni natura;
Notate l’ordine DECRESCENTE di pericolosità.
Nel sogno, e grazie al cane, la Trasversale finì in sei mesi. E non ci fu bisogno di usare il molosso: scapparono tutti prima.
Poi mi fecero commissario al Ponte sullo Stretto: vedi sopra.
Ulderico Nisticò