Caro Tito, nella precedente “Lettera n. 284” (dedicata al Maestro Rosario Mirigliano della Roccelletta di Borgia – CZ) ti avevo anticipato che avrei dedicato la “Lettera n. 285” ad un suo amico e collega compositore e direttore d’orchestra, il boliviano Edgar Alandia, il quale (essendo pure amico mio) ha una qualche attinenza con la nostra Calabria. Chiedendo scusa al Maestro Alandia (che ho avvisato per telefono), adesso ho il piacere di parlarti di “ADSUM” un opuscolo che il maestro tipografo Antonio Litterio di Agnone del Molise ha appena finito di stampare proprio oggi, 02 giugno 2020, nel 74mo anniversario della nascita della Repubblica Italiana.
1 – IL VOLTO DELLA REPUBBLICA ITALIANA 1946
Personalmente tengo molto alla simbologia temporale, alle coincidenze ideali e ad alcune parole, come “ADSUM” che vale l’essere presente, partecipare. E questo è un mio modo di essere presente e di partecipare a questo 74mo anniversario della Repubblica Italiana. Partendo da una donna (oggi settantenne) che la può ben rappresentare, con tutte le sue contraddizioni, ma anche con tutti i suoi pregi umanamente e semplicemente “eroici”. Come l’Italia attuale. E’ ben noto che l’Italia è stata Italia nonostante le sue classi dirigenti, nel corso di tutti i secoli. L’Italia è Italia per i millenni del suo popolo più autentico e non per chi la depreda e la spoglia continuamente (dall’interno e dall’esterno), anche non pagando le tasse così riversando sugli onesti il maggior peso nazionale. Onesti uomini e donne del popolo la vera colonna portante di uno Stato dal debito pubblico esasperante ed indegno di una nazione che continua a vivere al di sopra delle proprie possibilità, pur penalizzata dall’immane evasione fiscale.
E, infatti, nel giugno 1946 il simbolo della neonata Repubblica Italiana è diventata la donna di questa foto emblematica quando nel dopoguerra, dopo tante raccapriccianti traversìe, l’Italia rinasce come Repubblica con il sorriso di una giovane donna, speranzosa nel futuro. Questa giovane donna (si scoprirà molto dopo) era Anna Iberti, 24 anni, fotografata da Federico Patellani proprio nel clima di esultanza per la Repubblica come simbolo della nuova Italia, dopo il ventennio fascisma e i pessimi 85 anni di Casa Savoia. Al volto serioso del Duce Benito Mussolini effigiato in ogni angolo d’Italia (anche il più sperduto) si sostituisce, più democraticamente, questo bello e sorridente di Anna Iberti nell’animo popolare e poi quello dell’Italia turrita nella iconografia ufficiale (monete, francobolli, monumenti, ecc.).
L’immagine dell’Italia turrita (cioè, avente sulla testa una corona di torri e di cinta muraria) è la rievocazione dell’Italia medievale, quella dei Comuni i quali, pur nella loro autonomia, hanno rappresentato una poderosa forza di progresso e di difesa persino anti-imperiale.
2 – IL VOLTO DELLA REPUBBLICA ITALIANA 2020
Dopo 74 anni di Repubblica Italiana, mi sembra di intravedere il nuovo volto della nostra Repubblica in una foto, leggermente sfocata, di una giovane donna dal bel sorriso, pure lei fiduciosa nel futuro. Chiamiamola Rosa. Una foto che si indovina messa su un tavolo, assieme ad altre cose, per essere recentemente fotografata con il telefonino. Una foto sfocata per una Italia sfocata ed incerta, ma che si indovina ancora e sempre bella e tenace.
Quel volto appartiene all’anno 1980, ad una Rosa-prototipo, e ad una donna di 30 anni del profondo sud italiano. Una donna che da lì a poco, nel 1982, è costretta ad emigrare al Nord, a quel nord denominato Padania. Non ha potuto avere la vita normale che ha avuto Anna Iberti, il volto della Repubblica Italiana del 1946. Allora Anna Iberti faceva già parte della nomenclatura partitocratica, neoborghese. Infatti lavorava come impiegata amministrativa nella società che gestiva il quotidiano socialista “l’Avanti”. E’ andata poi sposa a Franco Nasi, un giornalista con cui avrà due figlie. Una famiglia neoborghese che caratterizzerà l’Italia repubblicana. Partitocratica. Fondamentalmente anti-Sud. Come adesso è anti-immigrati, pur sapendo che senza immigrati non si potrà avere una economia d’un tenore di vita funzionante.
Ma l’altra faccia della Repubblica Italiana di oggi (anno 2020) è quella bella donna del Sud costretta a lasciare terra e legàmi fondamentali ed una vita davvero umana e normale e si deve inventare una nuova vita in un altro contesto, quello padano-veneto dove non è certo facile vivere serenamente per un meridionale. Una sofferenza nascosta, ma dignitosa.
Dal giugno 1946 dal Sud Italia al Centro-Nord sono emigrate decine di milioni di persone. Ad altre decine all’estero. Il popolo italiano risulta così rimescolato. Senza i lavoratori del Sud non ci sarebbe stato il cosiddetto “miracolo economico” così come adesso non ci potrebbe essere una società efficiente senza gli immigrati provenienti da un altro Sud del mondo (Africa, Medio ed Estremo Oriente, Europa dell’Est, America Latina).
Fra qualche decennio sarà questo sorriso “meticcio” di Victoire Gouloubi (chef, simbolo di un milione di immigrati dall’Africa nell’Italia del 2020) il futuro volto della Repubblica Italiana. L’Italia si rimescola con il mondo intero, non più con le genti meridionali. Rosa lascia il turno a Victoire.
Oltre a Victoire Gouloubi, nelle “Mille e una Italia” descritta da Giovanni Arpino nel libro pubblicato nel 1960 (anno boom d’emigrazione meridionale nel resto d’Italia) potremmo mettere anche il volto di Rosa-prototipo, questa donna del Sud emigrata in Padania, sradicata come tante piante d’ulivo che da anni vengono portate al centro-nord per abbellire giardini ed orti privati. Il Sud viene rapinato e spogliato persino così, sradicando alla terra le piante d’olivo, dopo aver raschiato e deportato le braccia e le intelligenze. Finirà mai tutta questa predazione che continua incessante e profonda fin dal 1860 con l’invasione piemontese del Sud?
Ho messo il volto di Rosa, giovane donna del Sud nel 1980, sulla prima pagina di copertina del mio più recente opuscolo intitolato “ADSUM” che contiene pure le “30 ANNOTAZIONI COME I NOSTRI 30 ANNI” (alcuni versi risalenti al 1979-80) che qui possono essere fruibili e scaricabili, come testimonianza di un’epoca che non appartiene soltanto a me, come autore di quelle Annotazioni, ma appartiene ad una generazione che ha vissuto i magnifici anni Sessanta e Settanta, tra i più significativi della Repubblica Italiana, specialmente per la spinta ideale e il desiderio di giustizia, di pace e di Armonia.
Ho voluto intitolare tale opuscolo “ADSUM”, simbolicamente recante la data di edizione del 02 giugno 2020 (con evidenziato “74 anni di Repubblica Italiana”) proprio per rimarcare un’epoca storicamente databile e identificabile. Il titolo “ADSUM” intende indicare la “presenza” attiva nello stare al mondo e, ovviamente, nel proprio contesto territoriale e per le persone più care. Come quel volto che può rappresentare la Repubblica Italiana del 2020, il popolo del Sud che per oltre metà è emigrato al nord Italia e all’estero poiché nei luoghi natii non gli è permesso di vivere fin dal 1861, anno dell’Italia precariamente unita e perennemente precaria e razzista. Né adesso nel 2020 il salasso umano ed economico diminuisce!
3 – ADSUM
“Adsum” è prima persona singolare del presente indicativo del verbo “adesse” che nella lingua latina significa “essere presente” (letteralmente “sono a” qualcuno o qualcosa) oppure “essere vicino / accanto / partecipo”. Per esteso, può pure significare “sono presente nella tua vita”. Ed è l’opposto del verbo “abesse” (essere assente, lontano, non partecipare). Pure per tale motivo, nel mondo latino, medievale o fino a qualche decennio fa nelle scuole di un certo tipo, quando il docente faceva l’appello, gli alunni rispondevano con un “adsum” l’equivalente del nostro “presente”.
Quando nell’ottobre 1961, in prima media, ho cominciato a studiare la lingua latina, questo verbo “adsum” mi ha affascinato immediatamente e davvero tanto (è stato amore a prima vista).Mi hanno sedotto tutti i suoi significati che indicavano una persona attiva, partecipativa, condivisiva, affettuosa, con sentimento e lungimiranza. “Adsum” sembrava la foto della mia anima. La mia vocazione! La mia lungimiranza.
Così l’ho adottata per dire ai miei amici più cari che, appunto, ero loro presente, vicino, accanto, partecipante con emozione e sentimento alla loro vita. Perciò ho cominciato a distribuire “adsum” a tutti, specialmente, sottoscrivendo una lettera o inviando una cartolina. Basta, infatti, un semplice “adsum” per dire tante cose, tutte sottintese, ma molto vere e, spesso, pure molto forti, emozionanti. A volte vi si può nascondere un sentimento, equivalente al nostro “ti amo” (dipende da che tipo di intesa c’è tra coloro che si scambiano quell’adsum). Sarebbe bello se lo usassero le nuove generazioni “ADSUM” …. per esserci!
Dopo quasi 50 anni, ancora adesso (è probabile, a proposito, che “adesso” derivi proprio dal verbo “adesse” come essere presente e, quindi ora, in questo momento, sul presente) con alcune persone ci diciamo e ci scriviamo “adsum” da quell’ottobre 1961 o da tempi scolastici posteriori ma non molto distanti dall’adolescenza.
4 – ADSUM DONO RISERVATO
Con una di queste persone, conosciuta proprio nell’ottobre 1961 alla Scuola Media Statale di Catanzaro Lido, ci scambiamo tuttora un fraterno “adsum”. Tanto è che, recentemente, ho pensato bene di intitolare proprio ADSUM un opuscolo contenente le “30 ANNOTAZIONI COME I NOSTRI 30 ANNI” ovvero le trenta composizioni in versi (frasi rotte) che avevo scelto in occasione del compimento dei nostri reciproci 30 anni nel 1980. E che il 31 marzo le avevo donato come proprietà e diritti d’autore. Dono ora rinnovato con la denominazione più completa di “ADSUM”.
Infatti, con tale opuscolo ADSUM ho voluto formalizzare ancora meglio la donazione dei miei diritti d’autore proprio delle “30 annotazioni”. Come ho evidenziato nella “Lettera a Tito n. 279” del primo maggio 2020, con la seguente frase contenuta in questo link (https://www.costajonicaweb.it/lettere-a-tino-n-279-nel-primo-maggio-del-lavoro-sprecato-ho-cominciato-a-donare-i-miei-diritti-dautore/). << G – Giorno 31 marzo 2020 alla mia cara amica fin dalla prima media e premiata poetessa Rosina Chiarella di Borgia (CZ) è andata la raccolta di poesie “30 ANNOTAZIONI COME I NOSTRI 30 ANNI” (prima edizione gennaio 1980, seconda edizione 1995 nel volume “Prima del Silenzio”) >>.
Queste annotazioni (che costituivano quel dono amicale) sono state scelte tra tutte quelle scritte dal 12 gennaio 1979 al 31 gennaio 1980. Allora le definivo semplici “annotazioni” poiché non mi ritenevo capace (così come anche adesso non mi ritengo degno) di scrivere “poesie” (essendo la “poesia” una espressione così elevata che, onestamente, non posso assolutamente definire “poesie” i miei scarabocchi, ma soltanto un umilissimo “documento” dell’anima). L’edizione personalizzata del 1980 era semplicemente “dattiloscritta”. Poi, nel giugno 1995, l’ho inserita, appunto, nel libro “Prima del Silenzio”.
Avrei voluto tanto partecipare a te e ai nostri elettori l’intero opuscolo ADSUM, ma non è possibile, poiché, pagina dopo pagina, è venuto fuori un qualcosa di strettamente personale, riservato e privato cosicché, oggi, per questa “Lettera n. 285” posso soltanto estrapolare le “30 ANNOTAZIONI” e le due pagine che ho dedicato ai miei “AMICI DELLA ROCCELLETTA” nel “Libro-Monumento per i miei Genitori” del 2007. Però mi sembra giusto che le nuove generazioni abbiano la possibilità di leggere queste “30 ANNOTAZIONI”, pure dal momento che le mille copie di “Prima del Silenzio” sono ormai esaurite da parecchi anni. Tali Annotazioni sono un documento dell’anima del 1980.
5 – GLI AMICI DELLA ROCCELLETTA
E (a proposito di “adsum”) sono stato molto presente alla Roccelletta di Borgia dal 1961 al 1967 dai miei amici che abitavano lì o nei dintorni e con i quali avevo condiviso gli studi ed alcuni ideali umanistico-letterari. Tanto è che d’estate era nostro frequente ritrovo la terrazza della casa del mio compagno di banco Rosario Mirigliano (detto Sarino), sì, proprio quello cui ho dedicato la presedente “Lettera n. 284”. La casa è quella che ancora adesso si può vedere proprio di fronte alla chiesetta post-bizantina di Santa Marina della Roccelletta del Vescovo di Squillace, nel comune di Borgia (CZ), posta accanto alla statale jonica 106 ad un chilometro prima di Catanzaro Lido venendo da Soverato o Reggio Calabria.
La facciata di tale antica chiesetta si intravede nella foto che segue in bianco e nero (risalente agli anni 1940-1950), fornitami recentemente da Bruno Maurizio Chiarella (cugino di Sarino). E’ una chiesetta fortificata e nella foto si possono leggere due scritte murali del periodo fascista, quando era frequente vedere in ogni angolo dei paesi e delle città, ma anche sulle pareti rurali come queste, le frasi firmate Mussolini. In una c’è scritto: “… onorate il pane, gloria dei campi, fragranza della terra, festa della vita” mentre nell’altra: “ … rispettate il pane, sudore della fronte, orgoglio del lavoro, poema del sacrificio”. Parole sante, sebbene espresse nel modo enfatico e retorico di quei tempi e nello stile mussoliniano. Il pane è una cosa molto seria da millenni. E purtroppo c’è ancora chi non ce l’ha!!! O non ce l’ha a sufficienza, mentre invece noi ne sprechiamo a tonnellate ogni “santo giorno santo”.
La donna che si vede nella foto sulla strada (non ancora asfaltata) con la caratteristica “vozza” o “gozza” (recipiente per andare a prendere l’acqua alla fontana) è la signora Serafina, la domestica del signor Raimondo Zaccone, nonno di Maurizio. Sulla destra c’è un carretto trainato da un quadrupede e, all’ombra di casa Mirigliano gente seduta, in attesa.
In allegato a questa “Lettera n. 285” (oltre alle 30 Annotazioni) ci sono, quindi, pure le due paginette che ho dedicato a questi carissimi amici della Roccelletta e alle loro famiglie che mi hanno accolto benissimo e con molto affetto anche dopo quegli anni meravigliosi della nostra formazione umana, intellettuale e sociale. E un ulteriore modo per dire loro “grazie” dal più profondo del cuore. Per tutti loro (vivi o morti) nutro ancora tanta stima, tanto affetto e persino autentica “devozione”. A tutti loro sono riconoscente e grato.
L’allegato “Gli amici della Roccelletta” è tratto dalle pagine (con foto, qui omesse) 96-100 del sesto Volume del “Libro-Monumento per i miei Genitori” (edito nel 2007) nel capitolo delle “Amicizie-Baluardo”. Il 12 marzo 2020, in occasione dei suoi primi 50 anni, ho donato i sette volumi di tale collana genitoriale a mio nipote Nicolino Lanciano (1970) che adesso abita a Soverato ed è il quintogenito di mio fratello Vincenzo.
6 – ADSUM PATRIOTTICO
Caro Tito, mai come in questo particolare 2020 dominato dal Covid-19, la 74ma ricorrenza della fondazione della nostra Repubblica nel 2 giugno 1946 è stata vissuta in modo più intenso e partecipato. C’è stato un enorme “ADSUM PATRIOTTICO” come non si vedeva da molto tempo. Probabilmente pure a sèguito delle tragedie e delle difficoltà provocate da questo letale coronavirus che, però, ha fatto vibrare di solidarietà nazionale noi italiani, sensibilizzandoci di più al bene comune, specialmente alla difesa della salute.
Pure per questo ho apprezzato alcuni importanti segnali istituzionali come, ad esempio, la presenza dei rappresentanti della Sanità (comici bianchi) all’Altare della Patria a Roma durante la cerimonia ufficiale di stamattina o la presenza del Presidente della Repubblica a Codogno (Lodi) o come l’abbraccio ideale delle Frecce Tricolori che dal 25 maggio scorso hanno sorvolato le regioni italiane per le vittime del coronavirus che non sono soltanto i malati o i morti, ma sono le grandi sofferenze socio-economiche e l’isolamento domestico patito da tutti indistintamente gli italiani. Su Catanzaro sono passate la mattina del 28 maggio.
Spero che la Salute degli italiani non venga considerata soltanto facendo partecipare i camici bianchi all’Altare della Patria (cosa che dovrebbe essere prassi normale perché la Salute è costituzionale come le Forze Armate e le altre Rappresentanze) ma che si torni ad un Sistema Sanitario Nazionale degno di questo nome e della dignità di tutti indistintamente i cittadini. Anche di quelli immigrati, specialmente dei lavoratori che contribuiscono in modo determinante al nostro benessere.
E a questo punto vorrei spendere più di un pensiero per quei lavoratori immigrati, utilizzati specialmente in agricoltura, come nella Piana di Gioia Tauro o nel Tavoliere delle Puglie o nella pianura padana. Mi vergogno per come spesso vengono trattati ed in che situazione logistica sono costretti ad abitare!… Proprio contro quanto prevede la Costituzione Italiana. Sarebbe tempo di intervenire a loro favore così come per stanare gli evasori fiscali che rubano ad ogni cittadino onesto.
Ci sarebbe da dire ancora davvero tanto, ma, ritengo che i nostri Lettori siano già pienamente consci di tutte le problematiche sofferte in prima persona. Ognuno di noi desidera un’Italia migliore nel contesto di un mondo migliore. Ci vuole un impegno quotidiano ed epocale. Nessuno può avere la coscienza tranquilla se non s’impegna e non dona alla società il suo “massimo possibile”.
7 – SALUTISSIMI
Caro Tito, da stamattina presto al mio telefonino sono arrivate numerose immagini per augurarmi UNA BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA. Il primo messaggio (alle ore 06,15) è della professoressa Sara Cervadoro (colei che ha tradotto dall’inglese il libro “Calabria la prima Italia” pubblicato nel 1939 in USA), poi altri familiari, parenti ed amici, pure da Philadelphia in Pennsyalvania. Tutti ringrazio, di vero cuore, con il mio “ADSUM PATRIOTTICO”. Mi ha commosso in particolare il mio vecchio amico Mimmo Badolato che mi ha mandato, con orgoglio, pure la foto della bandiera italiana stesa al suo balcone di casa a Soverato. La sola in quel condominio. La testimonianza parla anche da sola. E’ il suo ADSUM PATRIOTTICO e di appartenenza.
Tutta questa valanga di saluti tricolore mi ha emozionato oltremisura.
Indipendente dal patriottismo, il fenomeno (che è più esteso, quasi generale) dimostra che abbiamo assolutamente bisogno di sentirci “popolo” in modo condiviso, mentre ai vertici della politica si fa di tutto per dividere gli italiani, per confonderli e deprimerli, spesso per angosciarli.
E, allora, noi italiani ci aiutiamo da noi stessi, facendo rete nei valori nazionali e globali, sostenendoci a vicenda, mentre chi ci dovrebbe ben guidare è in tutte altre faccende affaccendato.
Ed è stato assai piacevole, stamattina, ricevere (via whatsapp) pure un caffè o un cappuccino tricolore con gli auguri di buona festa della Repubblica. Toccante è stata la colazione tricolore offertami (sempre via whatsapp) da una giovanissima ragazza, mia parente. Un segno che anche i giovanissimi hanno capito l’importanza dell’ADSUM PATRIOTTICO.
Caro Tito, infine, ricordo le emozioni infinite provate il 2 giugno 1973 a Roma, assistendo alla sfilata delle Forze Armate in Via dei Fori Imperiali, quando ancora durava ore ed era molto poderosa e vibrante. Era con me l’amico d’adolescenza Vincenzo Antonio Maria Serrao che allora aveva 20 anni ed era in procinto di partire come allievo ufficiale nell’Esercito. Ed è questo ricordo pure una utile occasione per salutare i nostri militari impegnati in missioni di pace in numerosi luoghi difficili. Sono sempre stato un pacifista e bramo un mondo senza armi né guerre. Non manco occasione per sollecitarlo. Ma senza l’impegno di ognuno di noi sarà difficile ottenere un modo di piena pace. Un mondo completamente disarmato ed in Armonia!
E con questo augurio di impegno generale verso i valori della pace e della non-violenza, ti saluto con un arrivederci alla “Lettera n. 286” per scriverti del Maestro Edgar Alandia e i suoi rapporti con la Calabria e, in particolare, con Badolato. Tito, riconoscente cordialità!
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
Allegati:
– domenico-lanciano-30-annotazioni-da-adsum-02-giugno-2020
– gli-amici-della-roccelletta-anni-1961-67-domenico-lanciano