Palamara 3 e la dicastocrazia


 Io condannerei Salvini senza processo per quel che è fatto l’8 agosto del 2019; se si servono prove, vi mostro Azzolina, Bellanova, Bonafede, Lamorgese, e vari altri pinchipalli, che sono al governo per colpa di Matteo 1 e di chi gli fece credere in Matteo 2. Quanto a sequestro di persona, se passasse l’assurdo principio, finirebbero arrestati i carabinieri che fermano le auto per un controllo. E tutti, anche chi sperava di guadagnarci sopra, sanno che le accuse a Salvini avevano evidenti motivazioni partitiche.

Com’è che tutti lo sanno? Ma perché lo ha detto Palamara, con queste precise parole: “Salvini con i clandestini ha ragione, però lo dobbiamo attaccare”. Ovvero, con la prima parte della frase, parlava da tecnico; con la seconda, da capo di una banda di mascalzoni facenti uso politico della Giustizia.

 Secondo me, Palamara è molto più colpevole di Petrini, il quale, anche lui per sua ammissione, è un corrotto e basta, con particolari piccanti. Però Petrini è in galera, e Palamara è a spasso; e il Consiglio Superiore e il suo presidente Mattarella sono più muti di un congresso di pesci con interventi di giraffe e tartarughe. Ovvero, nella vita ci vogliono fortuna e maniglie: e ve lo dice uno che, dall’alto dei suoi settant’anni a oggi, non ebbe mai né queste né quella.

 Fatte queste premesse, e salvando la memoria dei giudici che hanno perso la vita, e anche di quelli meno eroici ma che almeno fecero e fanno il dovere per cui sono strapagati, stiamo scoprendo che anche la Giustizia, terzo potere, ha seguito la degenerazione degli altri due. E tutto cominciò quando la Prima repubblica, appena nata, si corruppe; e quando i governi duravano tre mesi e si chiamavano “balneari”; e i giudici colmarono il vuoto, anche nella fiducia nella pubblica opinione. Lo spazio della magistratura crebbe, anche con l’ausilio di una selva di leggi contraddittorie e interpretabili a piacimento.

 Forse Dante non era innocentissimo, e lui stesso, con il fatto della lupa, lo insinua; ma se invece che guelfo bianco fosse stato guelfo nero, poteva rubare anche la lingerie di Beatrice, e non gli avrebbero fatto niente; era bianco, e lo condannarono prima all’esilio poi al rogo.

 Nel caso Salvini, ma potrebbe essere anche il caso Giufà o il caso Nisticò o il caso di ognuno di voi, si sono intrecciati tutti i fattori più pericolosi per una corretta Giustizia:

–          secondo Palamara, uso partitico delle leggi;

–          miriadi di leggi, cui si aggiungono miriadi di trattati: esempio, per liberare la speronatrice Carola, tirarono fuori convenzioni internazionali di mezzo secolo prima…

–          passioni ideologiche, in un mondo che è ufficialmente diviso in correnti, il che è l’esatto contrario di una Giustizia seria e giusta.

 Poi che succede? Che per due casi quasi uguali, la maggioranza dell’attuale governo, nel primo condanna Salvini e nel secondo lo assolve, vedi ieri 26. In mezzo tra i due casi, ci sono le dichiarazioni di Palamara: e immaginate scandalo mondiale, se ieri avessero condannato Salvini dopo che un Palamara ha detto di condannarlo!!!

 Insomma, urge riformare la Giustizia. Come?

–          togliendo ai giudici ogni fantasia: devono fare i giudici, e basta;

–          punendo severamente e fattualmente (licenziamento e galera) ogni corruzione;

–          riscrivendo tutto l’abnorme apparato di leggi e leggine; e ogni legge, massimo dieci parole: si noctu furtum faxit, si im occisit, iure caesus esto. Con dieci parole, non c’è Palamara che tenga.

Ulderico Nisticò