La prospettiva era di un primo maggio affollato. Nelle concessioni dell’ordinanza della Regione Calabria c’era la possibilità di svolgere il mercato settimanale, di spostarsi da un comune a un altro per praticare sport individuali, di riaprire bar e ristoranti che svolgono le attività all’aperto.
Tradotto nel caso specifico della città di Soverato, migliaia di persone si sarebbero potute recare sul lungomare, luogo in cui si svolge la vita sociale della città. E sarebbe stato così. Ognuno con un’esigenza e una giustificazione diversa per correre, camminare, portare a spasso il cane, per acquistare prodotti da asporto o per consumarli nei tavoli all’aperto.
Come si sarebbero però potute gestire le misure di sicurezza anti Covid e organizzare i controlli, il sindaco Ernesto Alecci non l’ha compreso. E non è il solo. Oggi guida la ribellione che ha coinvolto la quasi totalità dei sindaci del basso Ionio che bloccano le intenzioni della governatrice.
«Tutto rimane invariato fino a nuove disposizioni», recitano le ordinanze che si irrigidiscono anche sui punti su cui i sindaci erano pronti ad allentare la presa. C’è la necessità di dare indicazioni chiare, spiegano, a cittadini confusi e disorientati dalla mancanza di concertazione. Perché è questo il punto che stigmatizzano i primi cittadini di Soverato, Montepaone, Stalettì e Gasperina che contestano non soltanto il contenuto del documento, ma le modalità con cui è stato pubblicato a sorpresa mercoledì sera.
«Avevamo fatto in tempo a tornare nelle nostre abitazioni – spiega Ernesto Alecci – e siamo dovuti tornare in Comune per mettere un freno a un’apertura che ha messo ha repentaglio anche le azioni che avevamo pianificato per arrivare preparati al 4 maggio. Avevamo programmato sanificazione, disinfestazione e tutte le attività propedeutiche alla riapertura che non si sarebbero potute realizzare se realmente ieri mattina ognuno, seguendo il contenuto dell’ordinanza, si fosse mosso in modo autonomo».
Sabrina Amoroso — Gazzetta del Sud