Bene per l’ordinanza riapertura di alcune attività in Calabria


Bene ad ordinanza riapertura di alcune attività in Calabria. A molti non sarà sfuggito che con l’ordinanza coraggiosamente firmata dalla Presidente Santelli non si è fatto altro che meglio normare quanto il DPCM Conte prevede per la partenza della Fase 2 del prossimo 4 Maggio e meglio adattare tale ripartenza alla realtà della nostra Regione, ben diversa da altre realtà territoriali italiane che devono fare i conti sia con una densità di popolazione fatta di milioni di abitanti raggruppati in enormi aree metropolitane da noi inesistenti, sia con una incidenza di contagi da Covid 19 che, per fortuna e/o per merito, sul nostro territorio, dopo 2 mesi di quarantena, si presenta ben più modesta.

Da un lato mi meraviglia, e da un altro non tanto, in quanto ormai da tempo ci siamo tutti abituati ad un popolo di naviganti in rete aduso a leggere il titolo di una notizia on line ma non a soffermarsi sulla stessa per comprenderne il contenuto, il fatto che non si sia capito che l’ordinanza Calabrese non fa altro che limitarsi a consentire solo attività all’aperto, nel pieno rispetto delle norme di distanziamento, ma soprattutto a consente a molte attività di poter ricominciare a lavorare ed evitare il fallimento. Diversi sono gli interrogativi che mi pongo al riguardo.

Quale è la differenza sostanziale tra il riaprire, con le dovute accortezze e cautele, ristoranti, bar, rosticcerie e via dicendo limitatamente con servizio all’aperto, così come previsto nell’ordinanza della Presidente Santelli ed il consentire il semplice asporto dalle stesse, per come indicato nel decreto del Presidente Conte? Non di certo per le file d’attesa che si creerebbero in entrambe i casi e che, comunque, siamo già abituati a vedere e fare difronte a supermercati, farmacie, banche ed altre attività, ad oggi, consentite, ma certamente la differenza è profonda se si considera il fatto che, riaprendo le attività con servizio all’aperto e mantenendo tutte le dovute precauzioni, si consentirebbe a tantissime famiglie di poter ricominciare a sostentarsi e a non morire di fame.

Quale differenza sussiste tra il consentire attività fisica individuale anche fuori dal Comune di residenza, sempre con le dovute precauzione e nel rispetto del distanziamento, così come previsto nel decreto Calabrese, e consentire le stesse attività anche allontanandosi dalla propria abitazione rimanendo, comunque, nel proprio Comune, per come previsto nel Decreto del Governo? Molta direbbero alcuni, se non fosse che la distanza che vi è, per esempio, tra le città di Catanzaro e Lamezia, è meno della metà della distanza che vi è tra il centro di Roma, Milano, Torino, Napoli e via dicendo ed una qualsiasi delle loro periferie municipali, e soprattutto, se non fosse che in queste città, in uno spazio molto ridotto, vive una popolazione di milioni di abitanti di molto superiore a quella che vive nell’intera Regione Calabria.

L’altra domanda che mi pongo, senza alcun pregiudizio ed intento divisorio, che dovrebbe fare riflettere non solo i Calabresi ma tante altre Regioni meridionali, è: se l’incidenza del contagio da Covid 19, inversamente avesse maggiormente interessato la nostra Calabria, il Governo italiano avrebbe mai consentito di chiudere il Nord Italia? La risposta è scontata e tutti sappiamo essere NO! Ed allora, alla luce di questi e di tanti altri interrogativi che potremmo porci, l’invito che rivolgo a tutti, e soprattutto a tutti gli amministratori calabresi, è quello di riuscire, per una volta almeno, ad avere coraggio e cogliere l’occasione che ci viene concessa dalla Presidente della Regione Calabria di alzare la testa e dimostrare, che, a conti fatti, non siamo “inferiori” a nessuno e che teniamo a cuore le sorti del nostro popolo, che oggi, in molti e troppi casi, non riesce neanche a fare la spesa e vede il proprio futuro lavorativo irrimediabilmente compromesso da questa terribile crisi che da epidemica, ben presto, si tradurrà in una ancora più profonda crisi sociale ed economica dalle proporzioni che ancora non possiamo immaginare.

Infine l’invito che rivolgo, in particolare, al Sindaco ed all’Amministrazione della mia città, Lamezia Terme, i quali reputo abbiano letto il contenuto del Decreto Regionale e non si siano limitati al mero titolo della notizia, è quello di rivedere la propria incomprensibile decisione di dire No al Decreto di ripartenza della Regione Calabria, e, quindi, di non consentire la riapertura delle attività previste, con tutti i dovuti accorgimenti e le doverose cautele, sia perché, se ciò non fosse, tale decisione si porrebbe in contraddizione con la consentita riapertura in Città dei mercatini settimanali dal 4 al 17 Maggio, che crea una palese ed ingiustificata disuguaglianza con gli altri imprenditori della città che desiderano riprendere le proprie attività, senza doversi nascondere, sia perché dall’ormai prossimo 4 Maggio partirà in Italia la fase 2, e volenti o nolenti, anche da noi vi sarà un grande flusso di persone per strada e dovremmo tutti quanti abituarci a convivere con il virus, ed oggi.

La scelta è nostra, possiamo ripartire da Calabresi, fieri e responsabili e possiamo farlo tutelando e sostenendo il nostro popolo, privo di aiuti concreti e reali da parte del Governo centrale e destinato a gravi sofferenze economiche, oppure possiamo aspettare, anche questa volta, che il Nord o qualcun altro ci autorizzi.

Avv. Armando Chirumbolo
Già Consigliere Comunale Lamezia e Provinciale CZ