Gli esami di Stato sono codificati da Gentile (1923), mantenuti da Bottai (1939), e messi niente di meno tra i dettami costituzionali del 1948: articolo 33. Siccome allora, nel ’48, s’incartarono nella Carta, oggi gli esami di Stato non si possono eliminare senza un pellegrinaggio di voti e referendum, e ce li dobbiamo tenere. Oggi, che più non hanno alcun senso.
Quando furono concepiti, gli esami erano la conclusione di un arduo percorso: esami di Terza elementare; esami di Quinta elementare; eventuali esami di Ammissione alle superiori; esami del Terzo anno (dal 1939, Media); per il Liceo, esami di Quinta ginnasiale (chi li ha sostenuti sa quanto erano terribili!); infine, l’esame di Stato: ovvero, “uno su mille ce la fa”. Avevano una logica, anche agli occhi di qualche buonista che non sia d’accordo.
Il mio esame di Stato, ancora chiamato Maturità Classica, e che fu l’ultimo, funzionava così: scritti di italiano, in latino, dal latino, greco; orale di italiano, latino, greco, storia, filosofia, matematica, fisica, scienze, arte; e prova a parte, pratica e teorica, di educazione fisica. Orale, non colloquio di varia umanità! Tutto il programma, e robusti riferimenti degli anni precedenti.
L’anno dopo, per grazia di tutti tranne che di Dio, Misasi inventò l’esame con due scritti e due orali, uno scelto dal candidato… e l’altro pure. Doveva essere sperimentale per cinque anni, e durò quasi quaranta. E fu fonte inesauribile di truffe per i rimborsi, raccomandazioni a manetta, e voti a sessualità canina; e promozioni del 98-9%; 100, con un bel ricorso al TAR.
Era così ridicola, la cosa, che la riformarono, con il ritorno ai voti numerici invece dei fantasiosi “giudizi” a parole in libertà; quindi tenendo conto dei tre anni finali: e già, se uno ha sempre preso la media del sei scarso per anni tre, non è che a luglio del terzo diventa un genio per ordine di partito o di loggia o di cosca!
Con tutto questo, l’esame com’è ora è una mera formalità. Non sbarra niente, perché, sempre ai sensi di Misasi, uno può iscriversi a qualsiasi facoltà con qualsiasi diploma; tanto meno vale il voto, se non come titolo onorifico e per far dispetto ai cugini.
Riassumendo: o gli esami tornano seri e selettivi; o leviamoli del tutto, e sostituiamoli con un Attestato di partecipazione tipo i concorsi letterari di paese durante la Sagra del peperone.
Figuratevi in tempo di coronavirus, e con anno scolastico a metà. Ora, un esempio.
Secondo me, l’ingegnere e il direttore dei lavori del Ponte Morandi prima e dell’ultimo ponte caduto stanotte, hanno preso 100 e lode all’esame di Stato, e poi si sono laureati in somma gloria. Come, vi lascio immaginare. Attenzione, non possono essere solo disonesti – lo sono, senza dubbio – sono soprattutto dei ciuchi e somieri e muli, del tutto privi di scienza prima ancora che privi di coscienza.
A proposito: com’è che queste cose succedono in Liguria, e non si fanno le fiaccolate antimafia segue cena?
Andranno in galera, i colpevoli? Ahahahahahahahah. Del resto, è facile che anche il giudice sia un laureato chissà come, a seguito di esami di Stato con 100 e lode.
Ulderico Nisticò