Trump e la pace


Mancano pochi mesi, e Trump quasi certamente vanterà un primato assoluto, quello di unico presidente degli Stati Uniti a non aver iniziato una guerra; al contrario, sta ponendo fine a due conflitti storici: quello con la Corea del Nord, e quella con i Talebani dell’Afghanistan.

Come ha fatto? Beh, certo non con i gessetti e i palloncini e l’amore e la commissione contro l’odio; l’amore è un sentimento cui non sono sensibili né il tiranno Kim né l’integralista taleb (per i linguisti: taleb-an è plurale). Siffatte persone non odiano e non amano, solo ragionano, e perciò sono ancora più pericolose; ma capiscono bene interesse e paura. Con questo tipo umano, si fa così, e basta. Vi ricordate la bomba da 10 tonnellate fatta esplodere da Trump nel deserto? Beh, ecco un ottimo e convincente inizio di trattative.

I Talebani, vincitori dei Russi negli anni 1980-90, poi capaci di resistere a tutto l’Occidente, sono imbattibili nelle loro ridotte; ma solo lì. Se ottengono la pace e campo libero, possono prendersi il Paese, se ne sono capaci. E il governo di Kabul? Trump e i Talebani lo trattano per quello che è e per quanto conta: niente.

L’esportazione della democrazia? Rimandata ai prossimi secoli: ha già fatto abbastanza danni in Iraq, Libia, Tunisia, Egitto… e ne voleva causare in Siria, non fosse stato per Assad e Putin.
L’Afghanistan si darà un governo afghano, e non fotocopia di quelli occidentali spacciati per perfetti, e anche buonisti.

Ecco, è ora di riconoscere che “i governi devono essere conformi alla natura dei popoli governati”, come insegna il Vico, e non è che se, putacaso, funziona in Lussemburgo la costituzione del Lussemburgo (ne dubito, ma facciamo finta), la pigliamo e la applichiamo all’Italia: o ci vuole anche il granduca?

Il mondialismo, o globalismo che dir si voglia, si fonda sull’opinione che tutti gli esseri umani siano non solo uguali ma identici e interscambiabili, senza tener conto di luoghi, fedi, lingue, storia; il sovranismo è (se avesse una sua dimensione teoretica, finora debole) è che la storia di un popolo lo rende intrinsecamente diverso da ogni altro popolo.

Per quanto è possibile e finché dura, i popoli, conservando ciascuno la sua identità, sono in grado di convivere in pace.
Per essere completi, ora dovrei dire che guardo con pregiudizio la posizione di Trump su Israele… ma covo il sospetto che stia macchinando qualcosa di realistico per indurre, o costringere anche lì alla pace. Non lo so, è una sensazione…
In tutto questo, l’Europa? Gessetti e palloncini. E se penso che Salvini ha restituito gratis l’Italia al PD e suoi amici, quindi a rimorchio di Macron e della Merckel, quando oggi potevamo essere protagonisti… E aspetta elezioni che non vedrà mai fin quando è vincente.

Intanto la Turchia, dopo aver aggredito la Siria, vorrebbe essere protetta dalla NATO… contro la Siria che attacca e bastona. E ci ricatta con folle di profughi. La Grecia è in guerra per difendere le frontiere, che sono anche le frontiere dell’Europa; la quale Europa sta a guardare. La Grecia, e dovrei dire il popolo greco.
Trump fa politica estera, l’EU no; e nemmeno i singoli Stati, già nel 2020 messi in difficoltà da un virus come ai tempi di Pericle e di Laura e di padre Cristoforo.
E l’ONU? Auspica.

Ulderico Nisticò