La crisi, appena iniziata e verosimilmente di non rapida soluzione, pretende risposte determinate, non solo a risolvere i disagi strettamente legati alla immediata emergenza, ma atte a rilanciare quei comparti produttivi e quei servizi che, soprattutto in questi giorni, hanno mostrato fragilità e che pretendono un immediato potenziamento.
Il caso di Codogno deve essere spunto di riflessione sulla capacità ricettive dei nostri ospedali e sul fatto che i primi a dover essere tutelati debbano essere gli operatori sanitari che, ancora di più in queste ore, stanno mostrando una dedizione professionale che travalica il semplice dovere lavorativo trascendendo in una straordinaria dedizione alla cura del prossimo. Quello che serve non è soltanto la capacità di gestire un’emergenza sanitaria mail dotarsi una rete per la gestione dell’ordinario che coinvolga medici di famiglie, guardie mediche, ospedale di provincia e centri sanitari di riferimento regionali.
Una delle peculiarità più preoccupanti dell’infezione da Corona virus è la relativamente alta percentuale di soggetti con complicanze respiratorie necessarie di terapia intensiva. Proprio questo deve spingerci a lavorare con le istituzioni competenti affinché nostro territorio nazionale e, più nello specifico, il territorio calabrese venga dotato, con politiche attente e coordinamento efficace, di presidi ospedalieri adeguati.
Aldilà di allarmismi e di facili quanto dannosi isterismi (l’assalto ai supermercati di questi giorni e la scomposta richiesta di chiudere le scuole ne sono solo un esempio) stiamo in diretto contatto con i nostri referenti istituzionali, per avviare un lavoro di predisposizione e rafforzamento delle reti ospedaliere regionali invertendo il refrain fino a ieri così di moda circa l’inutilità e l’anti-economicità dei presidi sanitari di provincia. Dovrebbero quest’ultimi essere recuperati e utilizzati per la predisposizione di spazi “bianchi” da poter dotare, all’occorrenza, del necessario per far fronte a crisi sanitarie di una certa rilevanza.
I provvedimenti volti a limitare i normali spostamenti delle persone, il blocco delle scuole e in alcuni casi di tutte le attività produttive, produrranno una inevitabile e prorompente minaccia per l’economia nazionale sul breve/medio periodo e necessiteranno di risposte altrettanto forti e impattanti. A tal proposito stiamo valutando di suggerire unitamente alla senatrice di Italia Viva, Silvia Vono, misure anche economiche da introdurre attraverso provvedimenti normativi nelle zone interessate.
Non possiamo rimanere inerti di fronte all’impreparazione culturale ad affrontare la crisi sanitaria in atto. E’ quanto mai necessaria la creazione di una nuova cultura sanitaria globale partendo dalle scuole, creando dei comitati permanenti di esperti a supporto delle istituzioni e della politica, atti a favorire un approccio alle crisi basato sulle evidenze scientifiche e che ostacolino strumentalizzazioni volte a creare, anche su questi argomenti, un clima di paura e di minaccia permanente perché se è vero che il covid19 è frutto della globalizzazione, la sua gestione e soluzione non può che trovarsi nella globalizzazione stessa e più nello specifico nella globalizzazione del sapere e del diritto alla salute.