Virus, ideologia e paura


 Virus è una parola latina della Seconda, delizia delle vecchie grammatiche, perché, pur terminando in –us, è di genere neutro; e si pronunzia virus, e non vairus!!! Don Voci, don Vecchi e don Mariani mi avrebbero mangiato vivo.

 Il coronavirus, che stava in Cina, ora fa il giro del mondo; è arrivato in Lombardia; e in Veneto si conta il primo decesso. Ora scuole chiuse, treni senza fermate… insomma dilaga la paura, anche nei cuori più ingenui e venati di bontà, e che farebbero entrare in Italia Jack lo Squartatore e un’intera tribù di lebbrosi. Ora finalmente la quarantena pare divenga obbligatoria e non ridicolmente volontaria, mentre il “paziente zero” che, tornato dalla Cina, festeggiava a cene e svaghi con gli amici senza un controllino, e ha contagiato mezzo mondo, andrebbe… beh, pesiamo le parole, prima di finire nelle grinfie della psicopolizia antiodio.

 E già, ragazzi, di fronte al virus divenuto vairus dilaga anche l’ideologia invece della sanità. Del resto, è vecchia storia.

 La letteratura occidentale inizia con un’epidemia, scatenata da Apollo, e che anche in quel caso iniziò con cani e cavalli, poi attaccò i guerrieri. Omero, quanto mai preciso in anatomia, non lo è altrettanto in virologia, e la chiama, genericamente, “malattia maligna”, ma mieté vittime. Attenti: anche allora Agamennone, avendo la coda di paglia come il governo cinese, se ne stette zitto nove giorni, e ci volle un colpo di mano di Achille per una riunione illegale ma efficace dell’esercito, con quel che segue… Vi ricorda qualcosa?

 Sorvoliamo su famose pestilenze narrate da Tucidide, Lucrezio, Boccaccio, per venire al Manzoni, il quale compie un’accurata analisi della peste portata dai lanzichenecchi tedeschi, e diffusa poi soprattutto nelle città e a Milano. Per mesi, le autorità parlarono di “febbri pestilenziali” per non dire “peste”; mentre don Ferrante dimostra, sulla scorta dell’astrologia, l’inesistenza della peste di cui poi morì; infine se la presero con gli untori.

 Più attento alle dinamiche antropologiche, Camus; ma il risultato è lo stesso: la soluzione delle epidemie è una sola, ed è lo stato d’assedio, che impone controlli e blocchi e quarantene. E, se proprio il ministro dottoressa Lamorgese ci tiene a far sbarcare tutta l’Africa, almeno pratica un tampone a ciascuno di questi graditissimi ospiti? O non si può perché  è razzismo? Quanto alla sbandierata redistribuzione, già non c’è; e figuriamoci ora!!!

 Ecco dove si ficca il fanatismo ideologico.

 Per lo stesso motivo, più interessi, non si può dire quello che pensano tutti, cioè che le notizie dalla Cina non sono attendibili ma ufficiali quindi dubbie, tipo quando nell’URSS comunista dicevano che il rublo valeva quanto il franco svizzero, e poi non lo voleva nessuno manco per giocare a battimuro.

 Insomma, è ora di mettere da parte ogni retorica, e affrontare la situazione con la più gelida freddezza. Se è vero che il panico può divenire pericoloso, è molto, molto più dannoso l’ottimismo infantile e ingenuo… tanto più quando tra gli ingenui s’infilano i furbetti. E meno male che, di fronte al rischio di malattia e morte, le paure e le reazioni dei buoni sono esattamente identiche a quelle dei cattivi.

 Ah, dimenticavo: la pericolante sanità calabrese che sta facendo?

Ulderico Nisticò