Nell’occhio del ciclone era finita una frase pronunciata dal noto conduttore di “Mattina in Famiglia” Tiberio Timperi, mentre era in collegamento con un telespettatore calabrese.
“Una battuta scherzosa rivolta alla mia redazione” ha evidenziato Timperi che, dopo essersi affidato ai social per fornire la sua versione, ha ritenuto di dover contattare direttamente il vicepresidente nazionale del Codacons.
Nel corso di una lunga telefonata – afferma Francesco Di Lieto – il conduttore ha chiarito i termini della vicenda. Ribadendo come non fosse sua intenzione offendere chicchessia.
Il Codacons ha declinato qualsiasi partecipazione in trasmissione poiché l’iniziativa – prosegue Di Lieto – non era certo finalizzata ad ottenere visibilità bensì a sottolineare come sulla ndrangheta non si debba ironizzare.
“Non possiamo permetterci il rischio di far passare per duri o, peggio, mitizzare chi uccide e mette i corpi nei piloni della A3”.
Non possiamo farlo in una regione dove non abbiamo ancora fatto in tempo a proclamare gli eletti in consiglio regionale che già dobbiamo registrare il primo rinviato a giudizio.
Tiberi ha chiarito come la frase fosse rivolta alla sua redazione e come abbia il massimo rispetto per la Calabria e per i Calabresi.
Nel corso della lunga telefonata il conduttore Rai ha evidenziato come la sua storia personale e professionale sta a testimoniare un impegno costante contro ogni forma di criminalità e sopraffazione.
E per sancire la “pace” ha invitato Di Lieto ad una cena a base di nduja e peperoncini.
“Fa davvero onore a Tiberi essersi assunto l’onere, già questo fine settimana, di dedicare qualche istante della sua seguitissima trasmissione per creare una coscienza della legalità. Far sentire quella fondamentale vicinanza (che in altre occasioni è mancata) sia ai magistrati calabresi come Gratteri, Bombardieri, Falbo… ma anche ai tantissimi sconosciuti appartenenti alle forze dell’ordine. Ringrazio di cuore Timperi per lo spazio che dedicherà a questi “eroi” invisibili che mettono quotidianamente a rischio la propria vita per garantirci la nostra sicurezza, spesso ricevendo in cambio proiettili, uno stipendio da fame o l’etichetta di “sbirri”.
Ovviamente la vicenda si chiude qui – conclude Di Lieto. Siamo grati della disponibilità e della sensibilità di Timperi e confidiamo possa continuare, anche nelle prossime settimane il dialogo per cercare di creare gli anticorpi contro tutti i comportamenti che alimentano inciviltà e illegalità.