La Corte di Strasburgo dà ragione ad un boss calabrese, l’ergastolo ostativo lede i diritti umani


L’Italia deve riformare la legge sull’ergastolo ostativo, che impedisce al condannato per determinati gravi reati di usufruire di benefici sulla pena se non collabora con la giustizia. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo, rifiutando la richiesta di un nuovo giudizio avanzata dal Governo italiano dopo la condanna – ora definitiva – emessa il 13 giugno sul caso del calabrese Marcello Viola, in carcere per associazione mafiosa, omicidio e altri reati.

Viola è accusato anche della feroce esecuzione del boss Giuseppe Grimaldi, la cui testa decapitata è stata usata dai killer per il tiro a segno nella piazza centrale di Taurianova nel 1991.

L’uomo si è finora rifiutato di collaborare con la giustizia e gli sono stati quindi rifiutati due permessi premio e la libertà condizionale. In quella sentenza, la Corte ha stabilito che la legge vìola il diritto a non essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti.

“Non condividiamo nella maniera più assoluta questa decisione e faremo valere le ragioni del governo italiano e di una scelta che lo Stato ha fatto tanti anni fa: una persona può accedere ai benefici a condizione che collabori con la giustizia”, ha detto il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

La sentenza della Corte di Strasburgo non ha carattere perentorio, dunque l’Italia non sarà obbligata a conformarsi con il dettato europeo. Tuttavia, la decisione dei giudici europei costituisce un precedente importante che apre la strada non solo a una serie di ricorsi in sede cautelare, ma anche in tema di risarcimento danni.