Che l’Amministrazione comunale di Davoli stia affannosamente annaspando nelle acque torbide della sua gestione è sotto gli occhi di tutti.
Nessun finanziamento ottenuto in cinque anni e, quindi, nessuna opera pubblica compiuta. Quelle realizzate e in via di realizzazione, salvo inezie, non sono certo merito dell’attuale Amministrazione. Contenziosi aperti con i Comuni confinanti (Soverato, Satriano e San Sostene) e con i privati cittadini e, dulcis in fundo, le lamentele dei turisti per il degrado ambientale in cui versa il paese.
L’incapacità amministrativa emerge ad ogni atto, ma quello che inquieta di più è l’arroganza e la protervia con cui vengono trattati i problemi seri del paese.
Tra l’altro, l’hobby principale sembra essere quello di coltivate l’arte della “pezza a colore” e trovare il rimedio a tutte le inefficienze che contraddistinguono l’operato dell’Amministrazione.
Mi riferisco alla prepotente approvazione che oggi, 30 luglio (ieri ndr), in Consiglio comunale, ha visto passare, con i soli voti della maggioranza, la modifica dell’art. 22 del Regolamento del Consiglio Comunale che prevedeva, per la validità delle sedute, la presenza di due terzi dei consiglieri, escluso il Sindaco. Orbene, da oggi con la modifica approvata, per la regolarità delle adunanze consiliari è sufficiente la presenza di solo un terzo dei consiglieri.
A nulla sono valse le proposte della minoranza che riteneva più equo e corretto approvare una norma che prevedesse la presenza almeno della metà più uno degli aventi diritto. A questo proposito, il Sindaco taglia corto: si approva la mozione della maggioranza. E così è stato: con una negazione tutta “democratica” o, come si direbbe in altri contesti, con la “tirannia della maggioranza”.
Fin qui nulla da obiettare, tenuto conto che la legge consente tutto questo.
Ma invero, cosa si nasconde dietro una norma che, se pur legittima, non viene quasi mai applicata in nessun Comune? Mi viene da pensare che potrà essere utile in un momento di scarsa condivisione tra le fila della maggioranza consiliare e che, quindi, possa consentire a pochissimi consiglieri egemoni di approvare qualsiasi cosa in Consiglio comunale.
Oppure il sindaco Papaleo ha immaginato di poter riparare al maldestro tentativo di addolcire lo strafalcione commesso nella seduta del 30 aprile scorso, in cui ha approvato le delibere all’ordine del giorno senza avere il numero legale dei consiglieri?
Sì, perché il deliberato ha originato l’apertura dell’ennesimo ricorso amministrativo (tuttora pendente) da parte di un cittadino nei confronti dell’Amministrazione, con il conseguente aggravio di spese a carico del Comune, quindi dei cittadini, per la costituzione in difesa. Chissà quanto denaro pubblico è stato sperperato per tali inefficienze!?
In conclusione, varrebbe la pena ricordare al Sindaco, che questa modifica ha voluto, che le regole servono per tutelare tutti e per garantire che, nel Consiglio Comunale, si abbia sempre la più ampia rappresentanza democratica, affinché ogni scelta venga discussa anche, o soprattutto, da chi ha opinioni divergenti.
Non è solo una questione formale. È una questione sostanziale. Ridurre, pur nel rispetto della forma, il quorum dei consiglieri va in direzione opposta.
Il Capo Gruppo
“Per il Futuro di Davoli”
Antonio Corasaniti