Già dal 1985 un gruppo di persone Reggio Calabria e Messina ha capito l’importanza dell’enorme biodiversità di queste regioni e che era urgente attivarsi per difenderla in quanto le istituzioni non sembravano di volere agire con la necessaria tempestività.
I riti, le tradizioni e le abitudini degli abitanti dello stretto armati di moderni mezzi per la caccia portavano a numeri preoccupanti di uccisioni della fauna animale selvatica, con danni che rischiavano di essere irreparabili e ripercussioni sull’intero continente Europeo.
Lo Stretto di Messina è una delle tre rotte principali per la migrazione degli uccelli e specialmente dei rapaci tra il continente Europeo e l’Africa. Max Castelli