Una serata dalle forti emozioni, quella vissuta all’interno del Dementia Café di giovedì 26 aprile. Il consueto appuntamento, che si svolge una volta al mese, dalle 16.00 alle 19.00 in maniera gratuita, all’interno del Centro Diurno Spazio Al.Pa.De della Ra.Gi. Onlus (situato a Catanzaro, in viale Magna Grecia n.75/21) ed è dedicato ai familiari delle persone affette da demenze, ha affrontato dei temi che hanno toccato nel profondo l’animo di coloro che ogni giorno portano il difficile fardello di patologie che non coinvolgono solo chi ne è affetto, ma tutta la famiglia.
Il titolo scelto per l’appuntamento di aprile con il Dementia Cafè è “Quel pesante senso di colpa – le emozioni ferite del caregiver nelle demenze” e si lega al fatto che spesso i familiari delle persone con demenze celano intensi sentimenti negativi come rabbia, imbarazzo, frustrazione, tristezza che finiscono per prendere il sopravvento e per destabilizzare profondamente le loro emozioni. Questo è un fatto che non bisogna assolutamente trascurare, nell’ottica di un percorso che mira a creare una dimensione di vita in cui la demenza è accettata e non combattuta e per farlo occorre affrontare il problema nel modo giusto.
Condotto da Elena Sodano, responsabile della struttura ed ideatrice del metodo Teci, utilizzato ogni giorno all’interno del Centro Diurno Ra.Gi., l’incontro si è focalizzato sul tema della differenza tra senso di colpa e rimorso e ha chiarito il concetto di “Burden”.
In generale, il rimorso è quella sgradevole sensazione che proviamo quando sentiamo di aver arrecato un danno a qualcuno comportandoci in modo sbagliato e genera in noi un senso di colpa che ci spinge a modificare il nostro comportamento, secondo dei valori e dei principi che riteniamo più giusti. In questo senso, il rimorso ci spinge a riflettere su noi stessi e diviene importante dal punto di vista dell’autoconsapevolezza e anche della socializzazione.
Le cose sono molto diverse per i familiari che ogni giorno si prendono cura dei malati di demenza, perché loro si portano dietro un profondo senso di colpa, legato al dubbio di meritare o meno di essere felici ed essere degni di vivere sereni, nonostante la malattia del proprio congiunto. Questo sentimento è molto pericoloso e rischia di annullare la vita di queste persone, generando quello che in psicologia si definisce “Burden”.
Quando un familiare si ammala di demenza, inevitabilmente la vita di tutta la famiglia si sgretola per poi ricomporsi secondo criteri del tutto nuovi. In questo processo, spesso si tende a caricare il peso delle responsabilità solo su una persona e questo genera il Burden i cui sintomi sono, tra gli altri, disturbi del sonno, irritabilità, sbalzi umore, forte apprensione, depressione, ansia. Inoltre, se i livelli di Burden sono elevati, si può assistere ad un ipercoinvolgimento emotivo oppure ad un distacco emotivo. Ad ogni modo, questo enorme carico di stress finisce per ripercuotersi negativamente sull’assistenza del malato e anche sulla propria qualità di vita e si rischia di essere risucchiati in un tunnel senza uscita.
Per evitare tutto questo, occorre innanzitutto condividere il peso del prendersi cura con tutti i membri della famiglia, perché solo condividendone il peso e le responsabilità si può riuscire ad affrontare il problema con maggiore serenità. Bisogna avere la forza di pensare anche a se stessi, staccando la spina per un po’ da una situazione complessa e devastante. È un percorso difficile per chi ha costruito la propria vita accanto ad una persona, prendendosene cura anche prima della malattia, ma occorre rivedere tutte le dinamiche familiari ed adattarle ad una nuova dimensione, dominata dalla patologia.
L’appuntamento con il Dementia Cafè è aperto a tutti e gratuito e i familiari possono portare con sé anche i propri cari, che durante l’incontro, saranno impegnati in attività gestite dall’équipe specializzata della Ra.Gi.