Non ha deluso le aspettative la commedia “Dì che ti manda Picone” interpretata magistralmente dal bravissimo Biagio Izzo, andata in scena al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme nell’ambito della rassegna regionale “Vacantiandu”, diretta da Nicola Morelli, Diego Ruiz e Walter Vasta.
Una commedia di denuncia, anche se resa leggera e divertente dalla comicità di Biagio Izzo, che ha portato in scena la storia di un quarantenne disoccupato, Antonio Picone, il cui padre operaio si è dato fuoco davanti a lui e alla mamma per protestare contro la chiusura della fabbrica in cui lavorava. Nonostante i 40 anni, l’indole di Antonio è ancora quella di un bambino che non vuole assumersi le proprie responsabilità e odia sentirsi dire la verità: vuole vivere nel suo mondo, ma il destino gli riserva tante sorprese, apparentemente tutte positive che richiedono, però, una presa di posizione, una scelta fin troppo combattuta per un uomo come lui. Il protagonista infatti viene messo davanti a delle scelte molto importanti.
Antonio viene ingaggiato, con lo zampino di suo cugino Raffaele (interpretato da Mario Porfito), da due coniugi (Agostino Chiummariello e Rosa Miranda) che lavorano nel mondo della politica e con fare truffaldino gli chiedono di firmare dei documenti per intestarsi alcune società ed entrare in politica. La somma di denaro che ricava dall’affare è molto alta, ma Antonio non si lascia abbindolare e, leggendo attentamente i documenti da firmare, riconosce l’inganno: la chiusura di centri per orfani e ciechi in cambio di denaro. Inoltre, la sua compagna Mara (interpretata dalla bella Rocìo Munoz Morales), aspetta un bambino da lui e la scelta di accettare o meno l’affare si fa ancora più difficile. Da un lato lei vorrebbe che il suo compagno decidesse ciò che è più moralmente giusto, dall’altro il cugino Raffaele lo invoglia a scegliere la strada più conveniente.
Uno spettacolo di denuncia verso la corruzione e la politica sporca fatta di intrighi, in cui anche il più povero dei cittadini, senza volerlo, si ritrova coinvolto. Complice di Antonio è un orfano soprannominato “la pecora” (Arduino Speranza), i due compiono le azioni più strane, arrivando anche ad avere visioni e apparizioni, ma la compagnia del ragazzo aiuterà Antonio a crescere. A rendere la vita ancora più complicata ad Antonio è il prete (interpretato da Antonio Romano) che, protetto dalla politica e interessato ai centri che verrebbero chiusi una volta firmati i documenti, cerca di convincere Antonio a firmare le carte e non far saltare il progetto. Ma alla fine Picone riesce a prendere la sua decisione, che sarà quella più giusta, disdegnando ogni forma di corruzione, rispedendo al mittente ogni compromesso morale e rimanendo così fedele al suo animo puro.
Applausi a scena aperta per tutti gli attori della compagnia Enfi Teatro, con la regia di Giuseppe Miale di Mauro, che hanno offerto due ore di spettacolo di altissimo livello al pubblico del Grandinetti. Alla fine dello spettacolo, gli organizzatori hanno consegnato la maschera simbolo della rassegna “Vacantiandu”, realizzata dall’artista Alessandro Cavaliere, a Biagio Izzo e a Rocío Muñoz Morales.