Soverato, ecco l’Estate


..e due giorni a spasso con Paolo di Giannantonio, tra racconti di inviato Rai e tuffi nel blu

Nei 36 gradi di caldo estivo in un’estate che sta per esplodere verso le terre del Sud d’Italia, anche Soverato vive il fermento di tante cose. La Calabria è così, uno scenario di rara bellezza dagli inverni un po’ assopiti ma non più addormentati, e stagioni estive in cui tutto è possibile e amplificato, anche le emozioni. Oltre agli arrivi turistici, si aprono le danze di miriadi di iniziative di ogni genere, culturali di cui molte letterarie, festival, esibizioni artistiche, indimenticabili celebrazioni religiose, tra devozione cristiana ed espressioni di memoria pagana.

Tra i monti e il mare, tornano la vita e le persone, ogni località riserva una sua speciale accoglienza e un’offerta autoctona. Soverato, è uno di quei luoghi eletti e prediletti dalla Creazione che non ha lesinato nel dono di un fascino naturale e proprio, anche difficile da spiegare perché non è solo un fatto geografico ma più complesso che la identifica tra le città più apprezzate e belle della Calabria. Da qui sono passati tutti, è difficile trovare un italiano e anche uno straniero che non abbia camminato almeno una volta il suolo soveratese e goduto l’anima mediterranea e moderna che qui si respira. Oggi dopo anni d’incerta identità e stentato sviluppo, vuole riprendersi quel posto così solido che ha sempre occupato del novero dei luoghi magici della Calabria, tra mare, cavallucci, giardini, forte senso civico e religioso, patria anche delle movide del Sud, del commercio e della vivacità intellettuale.

In questi giorni l’amministrazione Comunale di Soverato guidata dal sindaco Ernesto Alecci e dal suo giovane staff, ha reso pubblico il cartellone delle manifestazioni estive partendo, martedì scorso, dalla suggestiva e tanto attesa inaugurazione di una parte nuova del lungomare con il moderno anfiteatro. Un evento che ha ufficialmente scritto la cronaca di un successo annunciato. Siamo eredi di un mondo greco che operava, aggregava, si esprimeva con orgoglio e creatività e tutto questo, anche se sfocato dai millenni è rimasto nel codice genetico dei calabresi ionici che sanno come rigenerarsi e riacciuffare il futuro. Giorni felici, giorni nuovi in cui tutti hanno ormai un bisogno nuovo di serenità e spensieratezza, anche nelle piccole cose o nelle grandi, come attendere con emozione il taglio di un nastro come risultato di un progetto realizzato, sentirsi coprotagonisti della conquista della Bandiera Blu che non è solo il mare pulito ma l’insieme di più attività, in maggioranza ecologiche ma anche culturali che ridefiniscono il profilo di una città.

Noi abbiamo vissuto a Soverato anche l’entusiasmo e l’intensità emotiva di trascorrere due giorni insieme a un grande giornalista della Rai che ha fatto la storia dell’informazione in Italia, Paolo Di Giannantonio. E’ un volto ormai stampato nella nostra mente come pochi altri, in un’epoca in cui le personalità giornalistiche più numerose tendono ad essere un po’ sbiadite e prive di quella forza comunicativa che faceva della notizia, una vera e incisiva spiegazione del fatto. Ospite di questa città e dell’incontro istituzionale per l’inaugurazione della vista mare più bella della Calabria, Paolo Di Giannantonio è soprattutto un grande amico dal carattere gentile e accogliente e il bagaglio di vita con una straordinaria esperienza giornalistica nel mondo che lo rendono prezioso ed estremamente interessante.

Tra racconti di guerra e bagni al mare e passeggiate abbiamo conosciuto un pezzo d’Italia e del mondo che vediamo in tv, nei Tg e in programmi come Unomattina, gli speciali di Rai 1 e Tv7, riconoscibile anche senza vederlo, attraverso la sua voce inconfondibile.

Quanti incontri felici, tra conferenze stampa e freschi aperitivi con cui anche paesi dell’entroterra come San Vito sullo Ionio, scegliendo Soverato come location, hanno presentato il proprio programma estivo: il “Festival delle Erbe” dal 21 al 23 luglio la Rassegna “Il Cinema che visse due volte” le prime settimane di agosto. Con Paolo Di Giannantonio, si è compiuto un incontro storico dei giornalisti della Rai fra i più stimati di sempre, insieme con Pietro Melia, volto storico della cronaca più importante e dura della Calabria e Francesco Brancatella, inviato speciale di Rai 1 che gira il mondo a raccontare pezzi di umanità come Di Giannantonio.

Tra una conversazione e un tuffo, abbiamo anche bighellonato scattando foto e video tra i più originali, come solo un reporter del suo calibro sa fare. E ci siamo permessi anche una piccola intervista, un po’ biografica e un po’ con racconti di esperienze giornalistiche ma in un’atmosfera free:

  1. Come è iniziata una carriera così particolarmente importante e possiamo dire, privilegiata?

PDG. Per mio padre, figlio di contadini abruzzesi che andò in bicicletta a Roma per laurearsi, lo studio era la cosa più importante. Studio e disciplina. La parte creativa l’ho ereditata da mia madre, figlia di un grande produttore cinematografico. Dopo la maturità, nel 1975, andai a fare il fattorino in un giornale; poi archivista, correttore di bozze e quindi aspirante cronista.

  1. Come è arrivato a diventare inviato nel mondo per la Rai?

PDG. Con la strage del 1984 all’aeroporto di Fiumicino. Ero di turno io, andai in diretta col cuore che batteva fortissimo. Da allora ho cominciato timidamente a seguire le vicende palestinesi e mediorientali

  1. Come si arriva alla conoscenza profonda di una civiltà, come quella mediorientale ampiamente narrata e africana come la Somalia?

PDG. Conoscenza profonda magari…Ma certo non bastava stare in mezzo a cannonate e sparatorie… Ecco in Afghanistan e Somalia me la sono vista brutta. A Kabul, per esempio, l’amico e collega cineoperatore Enrico Cappozzo è stato colpito alla testa. Mi sembrava di vivere in un film di Rambo. Riuscii a portarlo in ospedale e li’ conobbi Gino Strada, che operò Enrico, salvandolo. Comunque ho sentito la necessità di capire più in profondità mondi così complessi : così sono andato a specializzarmi in studi arabo islamici all’Orientale di Napoli. Ma per fortuna non sono state solo guerre. Ho potuto incontrare criminali e grandi statisti, terroristi e uomini del calibro di Nelson Mandela e Lech Walesa.

  1. Oggi com’è?

PDG. Oggi il mondo dell’informazione è decisamente cambiato. Intanto ci sono i social e le notizie si sono moltiplicate, sono milioni. Tutti dicono, parlano, postano video e foto. La figura del giornalista è meno centrale; e’ come se se si fosse un po’ scolorita e spersonalizzata.

 

Siamo pienamente d’accordo e questo è stato dimostrato anche dal fatto che per strada molta gente ha strabuzzato gli occhi, si è fermata a pensare, a guardare, chiedendosi la consueta e solita domanda: ma è lui o non è lui?

 E’ lui!!!

E tornerà per un motivo bellissimo, alcune serate della Rassegna “Il Cinema che visse due volte” a San Vito sullo Ionio dove sarà conduttore e commentatore di alcuni tra i suoi più importanti reportages in Africa, per fare insieme un giro nell’antica civiltà grecanica e un viaggio nel mare notturno dei pescatori ionici della Locride. ​​​​ ​​​​​​​​

Vittoria Camobreco


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