Piove, ma non è esattamente il Diluvio di Noè; piove molto, e basta. Ed ecco che non solo il misero Sud ma anche il meraviglioso Nord mostrano tutta la loro debolezza, tutta la loro inadeguatezza ad affrontare la più banale evenienza.
Siccome ognuno piange i suoi guai, ecco che la Calabria non è da meno nella gerarchia del disastro: nel Reggino, interrotta la ferrovia; tutto il Crotonese bloccato… Io domani, 26, dovrei andare a Petilia Policastro, e ho visto il paese tutta una fanghiglia; e la strada provinciale, che già è un percorso di guerra d’estate, immagino sia percorribile solo con mezzi anfibi. Pure Soverato, Perla dello Ionio, mostra le sue estese pozzanghere e, per dirla alla soveratana, “pilacchi”, dal greco “pelòs”.
Diciamo che tutta Italia patisce le stesse conseguenze della pioggia; e che il dissesto del territorio è per metà un fatto naturale, per l’altra metà una lunghissima incuria. E già, ragazzi: la manutenzione e gli umili lavori quotidiani non attirano le telecamere e non creano improvvisati eroi; mentre le alluvioni è vero che colpiscono qualcuno, ma qualcun altro ci campa.
Servirebbe invece un programma di interventi organici su tutto il territorio nazionale. Servono soldi, è vero; ma sono soldi che producono non solo effetti benefici, producono anche lavoro e produzione d’indotto. E lasciatemi dire che ci sono troppi a spasso, cui qualche ora di fatica fisica può fare solo bene; compresi i cortesi ospiti forestieri, i quali potrebbero anche rendersi utili.
Tornando alla Calabria, sappiamo bene che i torrenti e i canaloni raramente vengono puliti, e le fogne mai. Quando succede il danno, c’è sempre il fastidioso chiacchierone che spara “sfasciume pendulo sul mare”; e via una tavola rotonda; e magari ci scappa una fiaccolata: ormai si fanno fiaccolate per la qualunque, con grande gaudio dei fabbricanti di fiaccole. Spente le fiammelle, tutti a ninna fino al prossimo sconquasso.
Ulderico Nisticò