In un teatro di Lamezia (beata Lamezia, che le funziona il teatro) daranno uno spettacolo tratto da un libro di Pino Aprile, il quale narra, a modo suo, la storia del Meridione verso e dopo il 1860. Avrà sicuramente successo, e gli spettatori usciranno convinti che il suddetto Meridione era ricchissimo e beatissimo e democratico e pacifico, poi sono arrivati, senza motivo e inattesi, i cattivi, e la popolazione fu interamente sterminata: questo secondo un altro libro dell’Aprile, il quale parla seriamente di genocidio.
Queste, e altre dell’Aprile e seguaci, sono bufale. Attenti, diamo una definizione del concetto di bufala: è una battuta romanesca, nata quando la mozzarella, che di per sé dovrebbe essere solo di latte, appunto, di bufala nel senso di bovina di quella specie, cominciò a farsi mista di latte vaccino o interamente di questo però spacciata per bufala; in letteratura, si chiama antifrasi. La bufala non è dunque una bugia totale, ma una mischianza di bugie con qualche verità.
Alcuni velocissimi esempi:
- La prima ferrovia d’Italia fu la Napoli – Portici del 1839: questa è una verità; spacciarla per prima di una lunga serie è una bufala, perché nel 1860 le ferrovie meridionali assommavano a chilometri 99, un decimo di quelle piemontesi iniziate però solo nel 1849. Vi ricordano qualcosa, la Trasversale, la 106?
- Non moriva di fame nessuno, a Sud: questa è una verità; spacciarla per economia è una bufala, perché un soldo non circolava, sebbene le casse dello Stato fossero zeppe di denaro, e per primi i Borbone conducessero un’esistenza davvero troppo grama e morigerata.
- Pietrarsa, Castellammare, Mongiana, Salerno, Villa SG erano industrie: questa è una verità; spacciarle per “potenza industriale mondiale” è una bufala, perché, a consolazione del Sud, nel 1860 in tutta Italia, tutta, c’erano meno fabbriche della sola città di Manchester. Una visita a Mongiana, che vi consiglio, mostra le modestissime dimensioni del millantato “polo siderurgico”.
- Il Regno delle Due Sicilie era abbastanza vasto e popoloso: questa è una verità; spacciarlo per Stato rispettato in Europa è una bufala, perché durante gli avvenimenti europei e italiani dal 1854 al Trattato di Torino, il governo di Napoli mostrò la più desolata assenza da ogni non dico intervento ma anche solo espressione di un sommesso parere.
- L’esercito contava 100.000 uomini, la flotta molte e moderne navi da guerra: questa è una verità; spacciarli per potenza militare una bufala, perché nel 1860 erano ormai lunghi dieci anni che soldati e marinai venivano schierati solo per le feste dei santi, e si vide l’esito. Senza dire di generali decrepiti, uno dei quali aveva valorosamente combattuto… a Waterloo, e stava ancora in servizio. Manco la legge Fornero!
- Dopo il crollo del Regno, iniziò un’insorgenza borbonica, chiamata poi brigantaggio, che comportò da una parte attacchi continui alle truppe sarde, poi italiane, che persero contro i nostri più uomini delle tre guerre d’indipendenza assieme; da parte governativa, una dura repressione che in qualche caso colpì anche la popolazione: questa è una verità; spacciare il fatto per massacri e genocidio è una bufala pazzesca.
- Le industrie borboniche di Stato vennero privatizzate, poi spesso chiuse: questa è una verità; spacciare l’operazione per smontaggio di fabbriche a Sud e rimontaggio a Torino è una bufala patetica.
- Il Sud fu colpito dall’emigrazione: questa è una verità; spacciarla per conseguenza del 1860 è una bufala, perché l’emigrazione di massa dal Sud inizia ai primi del XX secolo; e dal Nord era iniziata verso il 1840.
Il Meridionale medio, che è, generalmente, scolarizzato e laureato e “preparato”, ma dopo la scuola non ha mai aperto un libro, legge Aprile che è à la page, e siccome ignora tutto ciò che accadde al mondo dal 1815 al 1870 (e anche prima e dopo), si fa un’idea di bufala, con qualche piccola verità e molte fantasie; e, peggio, scambia piccoli particolari per regola universale. Pare che in un paese sia stata uccisa dai bersaglieri una ragazzina: diciamo che è verità; la bufala è spacciare la storia italiana per un colossale preadolescenticidio dell’intero Meridione.
Il Meridionale s’illude così, con Aprile, di ricchezze passate che mai non furono (“mio nonno era barone”); e, aiutato dai Soriero e dai Patruno, sogna ricchezze future che mai saranno a partire da Gioia Tauro che tra poco chiude. Ricchezze, è, ovviamente una bufala: il benessere, per il Meridionale medio, è un posto fisso con scarsa prestazione d’opera e nessuna novità nel corso dell’attività lavorativa intera.
Insomma, l’effetto di Pino Aprile e frettolosi seguaci è quello della morfina, che per un momento placa il tormento, senza minimamente risolvere il problema, anzi lo aggrava.
Buona visione, ingenui spettatori lametini.
Ah, nota: non è che io, scrivendo questo, faccia qui il borbonico o il sabaudo; faccio, per come mi riesce, lo storico.
Ulderico Nisticò