Nella sala conferenze dell’Istituto “Treccani”, a Roma, si è svolto un incontro per ricordare il compianto senatore Antonio Landolfi, dirigente Nazionale del Partito Socialista Italiano e uomo di profonda cultura. All’iniziativa, nel corso della quale è stato presentato anche un libro autobiografico dal titolo “Il socialista con gli occhiali”, edito da Rubbettino, sono intervenuti, Giorgio Benvenuto, Presidente delle Fondazioni Nenni e Buozzi, Gennaro Acquaviva, Presidente dell’Associazione Socialismo, Gigi Covatta, Direttore di Mondoperaio, Claudio Signorile, già Vice Segretario Nazionale del PSI, Michele Drosi, Presidente della sezione calabrese della Fondazione Buozzi e Massimo Bordin, Direttore di Radio Radicale , che ha coordinato i lavori. Nella sala, oltre alla moglie Adriana e alle figlie Laura e Flavia, erano presenti Emanuele Macaluso, Gianni Letta, Ugo Intini, Alberto Lavolpe, Ottaviano Del Turco, Franca Chiaromonte e tanti altri amici e compagni di Antonio Landolfi.
Michele Drosi, nel corso del suo intervento, ha messo in evidenza il suo rapporto con Landolfi, con il quale aveva un confronto fecondo e continuo sulle principali questioni al centro del dibattito politico e sulle vicende relative al PSI. Nei tanti incontri e nelle innumerevoli conversazioni telefoniche – ha continuato Drosi – amava ripetere che l’eclissi del riformismo socialista ha determinato la crisi nel movimento socialista come nel complesso della vita politica italiana, evidentemente per ribadire l’importanza della funzione dei socialisti per la modernizzazione del Paese e per il superamento del divario fra nord e sud. Soffrì molto per le conseguenze negative derivanti per la fine del PSI e negli anni della diaspora si tenne a distanza da organigrammi e assetti organizzativi di piccole formazioni senza alcuna prospettiva, mentre non rinunciò mai a credere nel Socialismo liberale e ad impegnarsi in prima persona perché questa cultura si rafforzasse in un Paese che alla faticosa costruzione riformista ha sempre preferito le ideologie e le scorciatoie delle leadership assolute. Lo ha fatto attraverso i tanti libri e i tanti saggi e articoli scritti nel corso degli anni, mettendo in luce un importante lavoro intellettuale e sviluppando acute riflessioni politico-culturali.
Oggi – ha sottolineato Drosi – in una stagione politica che non suscita grandi entusiasmi e grandi emozioni, Antonio mi manca moltissimo. Ci mancano i suoi consigli, le sue battute, le sue riflessioni, i suoi commenti, i suoi insegnamenti, che rivolgeva soprattutto alle giovani generazioni invitandole a rinnovare il bagaglio delle loro conoscenze e ad innescare nella loro cultura storica, economica e sociologica, analisi originali e , a volte, dissacranti di miti e credenze di un sapere collettivo, fondato nelle sue radici, ma spesso superato e annichilito dallo svolgersi degli eventi. Ecco perché è importante – ha concluso Drosi – ricordare e rievocare una personalità come quella di Antonio Landolfi, socialista laico, liberale, libertario e garantista, che, in questi tempi davvero grami, rappresenta un esempio di coerenza e lungimiranza che ha saputo indicare un orizzonte di progresso e di libertà.