Santi Martini è plurale di San Martino, perché a Soverato ne abbiamo tre, quindi è plurale. Una festa, a Soverato Superiore, repubblica indipendente; e due non solo in Marina, ma nella stessa via. Chiederemo lumi ai Britannici e agli Ungheresi, che, molto opportunamente, costruiscono muri anticlandestini?
Paragone che non regge; qui siamo tutti di Soverato, e un muro a metà di via San Martino porrebbe delicati problemi di anagrafe! Insomma, e per farla breve, è assurdo. E sfido chiunque a dimostrare chi dei tre ha più ragione o più torto.
Ed è una delle molte evidenze che a Soverato è andata in frantumi la socialità, e al suo posto s’insinua la peggiore delle molte cattive abitudini calabresi: il litigio e l’Io: una specie di Fichte dei poveri. E vanno a ficcarsi in quella che, per definizione, dovrebbe essere una faccenda serena e gioiosa: le Antesterie, la festa del vino novello e delle castagne.
Così era nata, molti anni fa, idea di quattro amici e con molta semplicità e gioia; e così doveva restare. Poi le cose si complicarono, alla ricerca di quell’ottimo che sempre è nemico del bene! E la festicciola assunse proporzioni davvero eccessive per le forze, le capacità e le stesse intenzioni degli organizzatori.
Castagne e vino doveva restare; e invece tra poco finiamo in tribunale! Il tribunale, la passione di ogni calabrotto, pessima eredità degli Ateniesi e aggravata da film americani.
L’Amministrazione comunale ha la sua responsabilità. No, non ne faccio una questione procedurale e burocratica, ma una riflessione politica. Non si possono accontentare tutti, perché alla fine non si contenta nessuno. L’Amministrazione e il sindaco, invece di cavarsela con battute che non risolvono, avrebbero dovuto proporre e imporre un’intesa, una collaborazione; magari una gara tra contendenti, un Premio Festa; tutto tranne quello che ha fatto, o meglio dire non ha fatto: rinviare; e oggi è 21 ottobre.
Attenzione, la… no, le feste di Marina devono comunque essere autorizzate, con chiusura strade eccetera; e va garantito l’ordine pubblico; perciò non vale il “fate voi”; e il rinvio provoca solo l’incancrenirsi del problema e l’incattivirsi degli animi.
Così torno a parlare dell’esigenza che Soverato non degeneri in liti di piccolo paese. Serve una politica sociale, serve una politica culturale. Chi dovrebbe farle? La cultura; e l’Amministrazione creare le condizioni per attuarle. Manca, invece, l’autorevolezza.
Si può ancora fare qualcosa per evitare che il 12 novembre finisca alle comiche? Forse sì, e può farlo solo il sindaco, assumendosi l’onere di costringere le parti a trovare un’intesa. È ancora in tempo, forse. Ma accorre che sia autorevole e propositivo; e che l’azione dell’Amministrazione persegua un solo e unico scopo: la, e dico la festa di San Martino! Una sola, castagne e vino, e basta; un poco di musica, e allegria.
Ulderico Nisticò