Caro Tito, tempo fa, leggendo il fascicolo n. 3 del 31 dicembre 2015 (anno 21) del prezioso quadrimestrale “La Radice” di Badolato di Calabria, alla pagina 31 (Libri ricevuti) ho appurato che la poetessa Raffaelina Novello aveva dato alle stampe un opuscolo intitolato “Canto d’amore”. Così l’ha recensito, brevemente, il direttore del periodico badolatese Vincenzo Squillacioti, evidenziandone la copertina: “Raffaelina Novello, Canto d’Amore ( Storia di altri tempi), Prefazione di Angelo Ignazio Ascioti, Edito in proprio, Perugia 2015. Trenta paginette di chiara e amorevole prosa in lingua italiana, intercalata da antichi e caldi versi di poesie e serenate del dialetto badolatese. Perché badolatesi erano i nonni materni Raffaelina e Pasquale, per i quali l’Autrice eleva questo originale e affettuoso canto d’amore. Un omaggio filiale a chi è consapevole di essere stata “allevata con i valori della vera Wita, La Radice della propria esistenza”.
Personalmente gioisco tanto alla nascita di un qualsiasi libro, che reputo come una creatura umana, un figlio (però destinato, molto spesso, a durare molto più della vita delle persone che lo hanno generato). Se poi è un libro che interessa Badolato, il mio paese natìo, la gioia diventa assai euforica. Entusiasmante, se l’argomento riguarda le generazioni familiari e la riconoscenza per chi è stato importante per noi (sono pur sempre colui che nell’ottobre 1993, giusto 23 anni fa, ha fondato l’associazione culturale “Università delle Generazioni” e colui che ha dedicato ai propri Genitori un “Libro Monumento” in sette volumi nel 2007). Inoltre, sono stato assai attratto dalla parola “Wita” … un termine che “ho inventato” io nel 1967 (quando avevo 17 anni) e che usavo spesso nell’attività del complessino musicale “Euro 4”(divenuto poi “Euro Universal”) realizzato assieme ad alcuni miei amici d’infanzia (come ti ho già comunicato in altre lettere). Vederlo scritto da altri mi incuriosisce particolarmente e cerco di sapere in quale contesto è stato usato.
Ma, a parte tutte queste pur ottime motivazioni e considerazioni, l’interesse mio maggiore nel voler avere e leggere la pubblicazione “Canto d’Amore” è dovuto al fatto che ho conosciuto la sua Autrice proprio come poetessa quando era appena appena adolescente. Mi faceva poi piacere risentirla, dopo ben 42 anni di silenzio, ed avere le sue coordinate esistenziali. Ho, quindi, chiesto direttamente all’Autrice, che lavora e vive a Perugia, una copia per me ed una per la Biblioteca Calabrese di Soriano Calabro (penso sempre a tale preziosa istituzione quando si tratta di scritti sulla Calabria o di scrittori calabresi!!!). Raffaelina Novello, per raccomandata, mi ha mandato tre copie (la mia, autografata). Questa amica e compaesana è Autrice di altri scritti e di altre pubblicazioni. E altri – mi assicura – ne realizzerà come “mater librorum”: “Scrivere un libro è la cosa più bella che ci possa accadere ed è per questo che ho deciso di dare vita ai miei scritti pubblicandoli in libri!”.
Così ho letto e riletto le “trenta paginette” beandomi dei sentimenti familiari espressi dall’Autrice, specialmente quelli verso la nonna materna Raffaella Bressi (Badolato 04 gennaio 1907 – 03 marzo 2011), volata in cielo a 104 anni, lucida e saggia fino alla fine (come mi ha detto una delle figlie, Angelina Paparo, una delle persone da me più stimate in assoluto).
In pratica, le “trenta paginette” sono una lunga lettera all’amatissima nonna Raffaelina e un pretesto per raccontare questa “Storia di altri tempi” come è bene evidenziato nel sottotitolo a questo semplicissimo ma sublime, accorato ed emozionante “Canto d’Amore”.
E dico subito “sublime” poiché la bellezza, solitamente, viaggia su un binario fatto di “arte” e di “cuore”. Mentre la “arte” ha bisogno anche di tecnica, la più raffinata e innovativa possibile (da cui nascono i movimenti artistici che spesso incidono molto nella società), il “cuore” ha soltanto bisogno di esprimere se stesso, nella teoria come nella pratica quotidiana e storica. L’arte va coltivata, giorno per giorno, così come va coltivato il cuore (in particolare l’intelligenza del cuore), con quell’assiduità e quella “igiene mentale” dei sentimenti e dei valori indispensabili anche e soprattutto per la vita onesta, personale e sociale. Perciò, possiamo ben dire che Raffaelina Novello non né un’artista vera e propria (strutturale) ma è una “cuorista” (se mi si permette il neologismo inteso come chi basa sulla potenza e l’efficacia positiva del cuore la propria esistenza, la comunicazione e la propria espressione “semi-letteraria”).
D’altra parte, non tutti possiamo essere artisti (cioè coloro i quali si dedicano all’arte a tempo pieno), altrimenti il mondo si fermerebbe. Ma tutti potremmo essere “cuoristi” se scegliessimo la purezza dei sentimenti e dei valori anche come prassi di vita quotidiana e sociale. Il mondo sicuramente sarebbe migliore persino rispetto all’arte degli esseri umani e della natura. E qui, proprio in onore della “cuorista” Raffaelina Novello, introduco per la prima volta l’enunciazione di una mia teoria che spero di poter approfondire, prima o poi. Penso che Dio abbia dato ai popoli più cattivi e crudeli un habitat migliore e a quelli ancora più cattivi pure i migliori artisti affinché natura e arte fossero alleati per attenuare cattiveria e crudeltà. Penso all’Italia che ha uno dei migliori habitat del mondo (splendida natura multidimensione, cibo, sole, clima, ecc.) e una ricchezza di artisti davvero enorme. Eppure, dopo tanti millenni, “arte&natura” non sono riusciti a ridurre minimamente la cattiveria e la crudeltà di questo popolo. Esagero?… proviamo a rifletterci un po’! E troveremo, caro Tito, da noi stessi la risposta.
A riprova di ciò (cioè dell’esistenza di troppi “cattivi e crudeli”) l’Italia è la nazione che vanta più “poeti” ed “artisti”. Sembra essere una vocazione, mentre invece è autodifesa. In pratica le persone più sensibili (gli artisti e i cuoristi) cercano di difendersi, di non inaridire, di non farsi travolgere proprio esercitando in tutti i modi possibili le nobili arti, sublimandosi … salvo (in alcuni casi, con i falsi artisti e i falsi cuoristi) ad essere più cattivi e crudeli di altri. Infatti, taluni sono dualisti, nel senso che riescono ad essere bravi artisti e insuperabili crudeli. Ne ho conosciuti parecchi. Sono i camaleonti dell’arte e del cuore. Si camuffano da artisti e da cuoristi per predare meglio e di più. Pochi sono gli artisti e i “cuoristi” veri ed efficaci. Una di questi è o dovrebbe essere proprio Raffaelina Novello.
Dico “dovrebbe” poiché l’ho conosciuta da adolescente come autentica “cuorista” e, perdendola di vista per ben 42 anni, non posso giurare oggi … pure per il lavoro che si è scelto o cui è stata costretta dagli eventi della vita. Infatti, svolge a Perugia l’attività di “Amministratore di condomìni” ovvero uno dei lavori più difficili e stressanti. E, sicuramente, si è mantenuta “cuorista” (potremmo dire, più facilmente, “umanista”) proprio per difendere meglio la sensibilità letteraria vocazionale, pur tenendo un piede nella realtà quotidiana più competitiva. Conosco notai o avvocati e altri professionisti e soggetti attivi (ma anche più discussi) del nostri sistema sociale che di giorno sono o devono essere aggressivi e, poi, a casa, deposta la corazza e le armi, prendono la penna per scrivere versi o prendono il pennello per dipingere, trasformandosi in angioletti da canto gregoriano. La vita, spessissimo, costringe gli esseri umani e sociali a tale dualismo nefasto! Non è certamente e assolutamente il caso di Raffalina Novello, ne sono sicuro io e lei me lo conferma in pieno, orgogliosa della sua dignità personale, familiare (genealogico) e professionale.
Anche Raffaelina Novello dipinge. Certo non è famosa come un vero artista che si dedica all’arte 30 ore al giorno e frequenta gli ambienti che contano per il successo, ma vedendo le foto di alcune sue tele ho avuto l’impressione che la solarità jonica natìa faccia ancora parte del corredo cromosonico, del DNA di Raffaelina. Sicuramente, a vedere le sue tele da vicino, potrei convincermi che è pure lei una brava artista. Per adesso mi basta notare come anima i colori, quale apertura mentale e quale senso dona alle sue tele. Se non sapessi che lavoro fa, penserei che dedica all’arte sufficiente tempo per entrare nel suo arcano. Ma sapendo l’attività che svolge, temo che la pittura ed anche la partecipazione ad un coro che va in giro per l’Italia siano soltanto “ammortizzatori culturali” per ricaricarsi dopo una giornata di combattimento sociale sui millesimi e sulle economie condominiali. E’, questa, l’arte tenuta come “uscita di sicurezza”, dunque, come lo può essere una vacanza o un qualsiasi hobby che aiuti l’esistenza ad andare avanti nel miglior modo possibile senza cadere nei suoi tranelli. E un’attività simile è già tanto, per sopravvivere nel migliore modo possibile. Poiché in questo mondo troppo competitivo (anzi cannibalista), non collaborativo e non cooperativistico, nessuno può veramente “Wiwere” e tutti siamo costretti a sopravvivere con più o meno angoscia (basta seguite i telegiornali).
Ma una donna, in genere, se sopravvive con il lavoro sociale e con il suo ruolo manageriale, certamente trova vera “vita” (forse la “Wita” cui faceva riferimento Vincenzo Squillacioti nella sua breve recensione) nella famiglia: figli, nipoti e, speriamo, pronipoti. E’ qui che il “cuore” di Raffaelina Novello può esprimersi come si deve. Con il foglio di carta e la penna e con la tela ed il pennello si può anche mentire, ma è difficile per una mamma non essere autentica e “sacra” con i propri figli come per una nonna con i nipoti. Ed è nella famiglia che l’artista e la “cuorista” Raffaelina Novello trova la propria migliore dimensione, poiché quasi sempre è l’intimità amorosa che ripaga. E Raffaelina è mamma e nonna, potremmo dire, abbastanza felice. Ho ragione e motivo di credere che la nostra scrittrice-poetessa abbia pensato di elevare il suo “Canto d’Amore” ai nonni materni (dedicandolo pure ai genitori, ai figli e al nipotino) proprio quando è lei stessa diventata nonna!
Ho sempre pensato che i libri sono come veri e propri “figli di carne”. L’ho ripetuto più di una volta altrove e nelle lettere a te destinate, vero Tito?… Ebbene, per la proprietà transitiva, possiamo dire che i figli potrebbero essere il libro, il poema più bello che una persona abbia potuto generare durante la propria vita!… Sono loro il più vero e grande “Canto d’amore” di Raffaelina Novello come di un qualsiasi genitore. Comunque sia, il mio compito di presentare e commentare il “Canto d’amore” della plurilaureata e impegnatissima manager amministrativa Raffaelina Novello può finire qui, pure perché (a parte la sua foto personale e le immagini di alcuni suoi dipinti) i nostri gentili lettori possono capire da sé stessi il valore della sua scrittura, soffermandosi su ogni pagina dell’opuscolo qui allegato (un affettuoso dono della signora Novello a tutti noi).
Un’ultima cosa. Accennavo al “sacro”. E non è la prima volta che ricorro al “sacro” per esaltare la “Wita”. A mio modesto ed umile parere, rientra nel “sacro” il “Canto d’Amore” che Raffaelina Novello vuole tèssere in onore, in riconoscenza e a gratitudine verso le figure della propria famiglia che più hanno giovato alla sua esistenza di “cuorista” ma anche di “artista” (la nonna materna, di cui porta il nome, era una delle pochissime donne della nostra zona a sapere suonare la chitarra e a saper cantare i nostri canti tradizionali, di cui “zia Angelina” conserva innumerevoli versi, in particolare delle suggestive e coinvolgenti “serenate”). Probabilmente la centenaria nonna Raffaelina era lei stessa pure autrice di canzoni (devo chiedere ed avere conferma). Conosco abbastanza bene il “lignaggio” (cioè la consistenza e la qualità) della stirpe da cui proviene Raffaelina Novello. E posso dire e testimoniare che il “sacro esistenziale” ha sempre trovato il proprio culto quotidiano in questa genealogia. Pure per questo, un Autore dovrebbe essere visto nel contesto della sua nascita, della sua formazione, del suo habitat, addirittura della sua genealogia (non a caso a scuola ci era proposto di leggere anche la “biografia” degli Autori da studiare).
Caro Tito, non mi resta altro che invitare te e gli amici che ci seguono a leggere con intensità ed affetto il qui allegato “Canto d’Amore” di Raffaelina Novello “cuorista” e “artista”, sia per il valore in sé e per sé, sia perché ognuno di noi può ritrovare sentimenti ed emozioni familiari che possano commuoverci e, commuovendoci, farci diventare più buoni. In fondo in fondo, il compito maggiore dell’arte e del cuore dovrebbe essere quello di farci diventare più buoni, come dicevamo prima. Di purificarci! Poiché, senza la bontà, il mondo sociale e quotidiano è meno vivibile e con meno solarità. Ringrazio, quindi, Raffaelina Novello che ci dà l’opportunità (con questo sublime “Canto d’Amore”) di commuoverci e di purificarci con i sentimenti espressi e rivissuti pagina per pagina anche per noi. E’ un invito a “sacralizzarci” perché senza il sacro la nostra esistenza personale e collettiva rischia di smarrirsi. Il “Canto d’Amore” di Raffaelina Novello è, alla fin fine, una “bussola” che ci ìndica sempre il Nord del Cuore, quel Nord che specialmente noi del Sud sappiamo bene dove sia e come sia!
Con il suo “Canto d’Amore” Raffaelina Novello ci offre l’imperdibile occasione di ripensare ai nostri stessi momenti vissuti con i nostri nonni e con le altre importanti figure familiari e di “ruga” (vicinato, caseggiato … “condominio”!) che, in particolare nell’infanzia, ci sono state così preziose per la vita-Wita personale e sociale. La riconoscenza e la gratitudine, almeno ideale, non ci abbandonino mai. Mai!Mai! Grazie per la gentile attenzione. Cordialità di fine estate a tutti!
Domenico Lanciano – (http://www.costajonicaweb.it/)