Attenzione: in questa sede io non sto accusando nessuno. Per ora. So solo che c’erano dei mafiosi in galera, e adesso sono a spasso e mangiano la capra, e ciò perché non è stata depositata in tempo la sentenza che li teneva al gabbio come meritavano.
Il presidente della Corte d’Appello, perdendo un’ottima occasione per far bella figura tacendo, chiede, testualmente “più attenzione da parte dello Stato”. Lo Stato ha mandato gli ispettori, e spero che ispezionino. Se emergono o colpa o dolo, il responsabile va portato in giro per tutta Reggio sopra un asino bianco, e fatto oggetto di pubblico ludibrio.
Questi sono i fatti. Essi, in linea teorica, si possono così interpretare:
- Omissis;
- Il magistrato responsabile non sa scrivere, il che non ci pare probabile;
- O non possiede un calendario;
- O aveva da fare;
- O andava nelle scuole a predicare l’antimafia segue cena;
- Varie ed eventuali.
Comunque sia andata, immagino che la pubblica opinione, che già non arde di entusiasmo per le istituzioni in genere e la giustizia in specie, si sia formata un’idea buffa se non inquietante.
La commissione parlamentare antimafia, e la loquacissima Bindi, ora tacciono come un disco fatto a pezzi. Mica è Platì, sono i giudici!
Alla faccia dell’antimafia, della cultura della legalità, di don Questo e don Quello, delle marce, delle fiaccolate, dei convegni a scuola eccetera!
Sapete dove voglio arrivare? Ve lo spiego subito: anche i giudici possono sbagliare. E già, anche i giudici sono esseri umani.
Esseri umani? Ma come, non sono santi, eroi, martiri, angeli, sceriffi… No, sono solo degli esseri umani che hanno vinto un concorso. Tra le materia del concorso, non c’erano né l’eroismo né la santità, e nemmeno la voglia di lavorare: solo la conoscenza del diritto. Finitela perciò con questa leggenda che i giudici sovrumani salveranno il mondo corrotto!
Sarebbe già molto se facessero il mestiere per cui sono pagati. A Reggio, qualcuno il suo dovere non l’ha fatto; e spero di sapere presto perché. O faranno le sabbiature? Intanto i mafiosi beneficati mangiano la capra e ringraziano.
Ulderico Nisticò