Il risultato elettorale, di per se significativo anche senza aspettare l’esito dei ballottaggi, ci dice ancora una volta che la politica è un fatto semplice, lineare, un meccanismo di causa ed effetto. Se il Pd scende in campo soffocato da ingranaggi di potere incomprensibili ai suoi stessi elettori allora perde.
Dove, invece, il Pd lavora con la forza di un progetto e l’ambizione di un cambiamento, raccontando una visione chiara di società, allora vince e riesce a farsi strada nell’elettorato. E’ accaduto a Cagliari e in tanti centri in tutta Italia.
Il voto delle amministrative ci insegna che al Pd, dove ha perso, è mancata una sola cosa: la politica. Quella fatta di passione e azioni quotidiane, di ascolto dei bisogni e di risposte alle aspettative. La politica – ancora – come altruismo, rigore, generosità, capacità di immaginare il futuro.
Il voto delle amministrative, soprattutto, ci indica quali errori non devono essere più commessi. Abbiamo provato ad alzare l’attenzione sul rischio dall’abbraccio letale con Verdini, sulla necessità di trasmettere un sano concetto di partecipazione alle scelte del partito e di ribaltare così un clima di disaffezione non alla politica bensì agli apparati e alle liturgie.
Piaccia o non piaccia anche in politica e non solo nel mondo del lavoro ci vuole innovazione, la stessa messa in campo a Catanzaro qualche anno fa con la “primavera catanzarese”. Processi innovativi, che al di là dei meriti o dei demeriti dei singoli, dovevano avere successo ma hanno incontrato la più dura opposizione dal mondo della conservazione politica anche dello stesso centro sinistra.
Noi del circolo Lauria riteniamo che non occorra perdere tempo, anzi viviamo l’urgenza della cronaca e sentiamo forte la necessità di aprire subito un confronto sul destino del partito: ecco perché già giovedì prossimo, 16 giugno, si terrà un’assemblea al circolo, nella nuova sede che affaccia su corso Mazzini, aperta non solo agli iscritti ma a tutti coloro vogliano esprimere la propria opinione, per discutere del voto delle amministrative e continuare nel lavoro già avviato con l’auspicio di coinvolgere tutto il partito del capoluogo nel progetto “Catanzaro”.
Perché un’idea di città è già sul tavolo, dai tempi non lontani dell’ultima campagna elettorale alle comunali e grazie al lavoro di questi anni dello stesso circolo. Vogliamo metterla a disposizione della collettività, con un rinnovato entusiasmo e un supplemento di passione e orgoglio.
A Catanzaro non deve accadere quello che si è consumato da altre parti… Nel capoluogo di regione, almeno per quel che ci riguarda, il candidato a sindaco non uscirà fuori dalle stanze chiuse, peggio ancora se romane, ma da una costruzione collettiva, dovrà essere l’espressione di un percorso condiviso con le forze sane della città.
Il nostro candidato a sindaco ce lo indicheranno i pescatori del quartiere Lido – che da anni attendono che il porto diventi una realtà funzionale – i commercianti – che vivono una grave crisi e con cui concerteremo sistemi e servizi per intercettare nuovi bacini di utenza – gli abitanti delle periferie e dei quartieri disagiati e senza servizi – gli imprenditori – a cui offriremo la semplificazione della macchina burocratica comunale depurata da lungaggini e incertezze che diventano il vero ostacolo alla voglia di fare impresa – i professionisti – a cui chiederemo di dare il loro contributo di idee, in una città che li dovrà vedere protagonisti attivi – i ragazzi, gli anziani, le giovani coppie – a cui chiederemo di tornare a vivere la città rilanciata nei servizi e nell’accoglienza dal centro alle periferie- e ancora gli operatori della sanità, le associazioni che operano nel sociale e nel mondo della cultura e tutti quei soggetti che fanno e abitano Catanzaro.
Non abbiamo bisogno di vincere una partita elettorale ma di cambiare una citta fuori da vecchi schemi e gruppi di potere, non moriremo sotto i colpi dell’antipolitica, non ci lasceremo imbrigliare da correnti ed alchimie di partito.
Il Partito democratico è nostro, e di chi oggi crede ancora nella forza di un partito come corpo intermedio fra istituzioni e società civile, come avamposto di democrazia, come luogo di partecipazione e impegno per gli altri.