Gli imprenditori avrebbero piazzato un registratore ambientale per monitorare il malcontento negli uffici. Ma la Guardia di finanza ascoltava tutto.
L’inchiesta Ergon documenta diritti violati e sfoghi: «Non sono andata da mio padre morente perché dovevo venire a lavorare».
Un registratore ambientale dotato di una scheda telefonica con risponditore automatico. Questo apparecchio era stato piazzato da Paolo Paoletti, imprenditore nel settore dei supermercati tratto in arresto martedì con l’accusa di avere sfruttato i propri dipendenti, e dalla moglie e collaboratrice Anna Valentino, per la quale il gip di Catanzaro ha disposto i domiciliari, per intercettare illegalmente due dipendenti amministrative.
A Paoletti sarebbe, infatti, giunta la notizia che le due donne avevano espresso malcontento. La situazione, in questo frangente, è paradossale perché, mentre le due venivano controllate, la Guardia di finanza di Catanzaro, in seguito alla denuncia di altri due dipendenti, stava monitorando, a sua volta, la condizione dei lavoratori dipendenti della Food and More srl e della Paoletti spa.
Della scheda telefonica per ascoltare le conversazioni si interessa Anna Valentino. Gli investigatori appurano che la moglie di Paoletti avesse chiesto informazioni sulla possibilità di intestare la scheda a se stessa.
Lo stesso giorno in cui viene acquistata, Valentino testa la scheda con suo marito «il quale aveva provveduto ad occultare il dispositivo, accertandosi che la qualità audio fosse buona».
D’altro canto Paoletti non nasconde al proprio commercialista di aver ricominciato ad intercettare i propri dipendenti nel luogo di lavoro per ascoltare i loro commenti.
«Per sentire i commenti… purtroppo ho dovuto ripristinare quel giocattolo là», gli dice. Paoletti lamenta il fatto che le due dipendenti hanno trascurato l’attività lavorativa per parlare di questioni personali.