Inter-Juventus è in programma domenica 27 ottobre 2024 alle ore 18:00, nella nona giornata di campionato. Il Derby d’Italia. Non un nome a caso: fu Gianni Brera a definirlo così, consapevole che nessuna sfida rappresentava meglio il calcio italiano.
E noi interisti lo sappiamo: quando arriva il “derby” contro la Juve, non è mai solo una partita. Sembra una sorta di rito antico che ti fa tornare indietro nel tempo. Da bambino, ogni volta che passavo con mio padre al tabacchino di Antonio Gualtieri a Soverato, sentivo parlare del calcio e dell’Inter, e gli argomenti, la retorica dei frequentatori, mi catturavano.
Il Professore, così lo chiamavano poiché da giovane aveva coltivato l’amore per la musica, che lo aveva portato a diventare un bravo maestro della banda cittadina, era un interista d’altri tempi, con una passione che illuminava gli occhi.
Raccontava di quando aveva ospitato Facchetti e Mazzola nel tabacchino, dove ancora oggi fa bella mostra di sé una foto dell’evento, e per me quelle storie erano come leggende.
Oggi quel tabacchino è in mano al figlio, Pietro, e ogni tanto, quando ci passo, sento che lì, tra le riviste e i tagliandi del lotto, lo spirito dell’Inter è ancora intatto, come un pezzo di storia che resiste.
Dall’altro capo di Soverato, quasi per destino, c’era anche l’edicola aperta in quegli anni, tuttora attiva, la cui gestione è passata nel tempo sempre a titolari di fede nerazzurra; l’ultimo dei quali è Domenico, pronto a esporre in ogni momento bandiere nerazzurre.
Anche lì passavo e oggi passo di tanto in tanto e, negli anni ’80, compravo il Guerin Sportivo, che leggevo come fosse una guida spirituale. Sin da quei tempi avvertivo, sebbene giovanissimo, che la partita contro la Juve non era solo un appuntamento in calendario: era l’evento che scandiva la stagione.
Il lunedì dopo il match si riempiva di commenti, di analisi e sfottò a scuola, in piazza e agli allenamenti della mia prima squadra di calcio, il Blu Bar (categoria esordienti).
Tanti di noi sognavano in campo di emulare le gesta dei campioni visti giocare, e io, che portavo la maglia numero 11, pensavo ad Aldo Serena o a Karl Heinz Rummenigge, con cui condividevo il numero di maglia e il ruolo (ma solo quelli, sic!).
Poi arrivarono gli anni ’90. Ero a Bologna per l’università ed ero arbitro di calcio. Quando la domenica non mi assegnavano una gara, prendevo il treno a buon prezzo, grazie alla carta verde, per Milano e puntavo dritto a San Siro, col privilegio del pass gratuito da arbitro che mi dava accesso in tribuna.
Ricordo ancora, nei giorni dei derby, l’energia di quei momenti, l’adrenalina pura che si respirava, quella tensione in campo che solo Inter e Juventus sapevano creare.
Qualche volta mi capitava di sedermi vicino a persone famose, come Roberto Vecchioni, interista sfegatato. Intanto il tempo scivolava, quasi distrattamente, e ci lasciavamo alle spalle gli anni d’oro del triplete e tante stagioni intrecciate di ansie e vaghe speranze; ma ora c’è un motivo in più per sentire questo derby come speciale.
Dopo la conquista della seconda stella lo scorso anno, l’Inter scenderà in campo con due stelle sul petto per la prima volta in un Derby d’Italia.
Un simbolo sobrio ma potente, che racconta il peso della storia nerazzurra e il cammino di successi percorso. Per i nerazzurri il derby è come quell’eskimo che non invecchia mai: quando lo indossi, sei pronto per la battaglia
Fabio Guarna