I liceali della “Don Bosco” di Soverato in Tribunale per assistere a un processo dal vivo


Un’esperienza straordinaria di legalità per gli alunni del liceo classico Don Bosco di Soverato. Questa mattina le classi terza e quarta, accompagnate dal dirigente, Domenico Servello, e dalle docenti Alessia Squillace e Valeria Iannino, hanno avuto l’eccezionale possibilità di partecipare dal vivo all’udienza in Corte d’Assise, a Catanzaro, in un processo per femminicidio.

Un procedimento di grande risonanza mediatica, maturato in un contesto di criminalità organizzata, al quale hanno assistito alla presenza del pubblico ministero, degli avvocati difensori, degli imputati e delle persone offese dal reato.

“I nostri ragazzi hanno vissuto il dolore e il dramma attraverso gli occhi delle vittime e anche di chi li ha causati: realizzare che certi fatti avvengono nella vita reale e non solo nei film o nelle serie ha fornito loro una preziosa occasione di consapevolezza e crescita, sia umana che sociale”, ha commentato il dirigente Servello.

L’iniziativa si inserisce tra le attività volte a promuovere la cultura della legalità, nell’ambito del curricolo di educazione civica della scuola e in particolare del progetto ‘legalità e territorio’.

Dopo un breve saluto del presidente del Tribunale di Catanzaro, Rodolfo Palermo, e del dirigente amministrativo Danilo Ciancio, che hanno  fortemente sostenuto l’iniziativa, il  presidente della Corte di Assise, Massimo Forciniti, ha illustrato ai ragazzi la struttura di un processo, il ruolo del pm, quello del magistrato giudicante e  gli elementi fondamentali del caso in trattazione, a partire dalla complessità e delicatezza dell’istruzione dibattimentale.

In discussione c’era il “processo Chindamo”, a carico di uno dei presunti responsabili dell’omicidio di Maria Chindamo, l’imprenditrice rapita e uccisa davanti alla sua azienda a Limbadi (Vv) il 6 maggio 2016.

Le classi in visita hanno avuto la possibilità di ascoltare il tenore delle domande rivolte al teste dal pubblico ministero e dai difensori, ma non hanno potuto assistere  alla lettura della sentenza conclusiva del processo, dato il rinvio a successiva udienza.

Il presidente del Tribunale ha autorizzato la presenza in aula degli studenti, benché minorenni, anche perché  accompagnati da docenti sensibili al considerevole valore formativo dell’iniziativa, a sostegno del percorso di avvicinamento  dei giovani alla legalità. Il progetto ha inoltre un importante impatto culturale e di educazione preventiva, in quanto coinvolge la scuola, gli insegnanti e gli studenti che vivono in un territorio, come quello calabrese, dove è grande la capacità penetrativa della criminalità organizzata. 

La scuola Don Bosco di Soverato, in collaborazione con il Tribunale di Catanzaro, ha voluto quindi perseguire, con questa visita didattica, una profonda azione di sensibilizzazione delle giovani generazioni a una cittadinanza libera e responsabile.