Il male velato e non solo… intervista a Davide Costa


È uscito da qualche settimana l’ultimo saggio scientifico dello studioso di scienze sociali, Davide Costa, dal titolo “Il male velato: società, medicina e culti” edito dalla casa editrice universitaria Tab edizioni di Roma, e già ha fatto incetta: attenzionato dalla stampa non solo regionale ma anche nazionale, insomma questo saggio si prepara ad essere un altro grande successo. Per queste ragioni ho deciso di intervistare l’autore non solo per saperne di più su questa opera ma anche per conoscere meglio il suo autore.

Partiamo da una domanda/ riflessione saggi, articoli scientifici, progetti di ricerca, scienze sociali in scena, insomma quante cose fai?

Tante… amo molto fare tante cose tra di loro tutte interconnesse tra di loro, diciamo che amo il caos dei pensieri e l’ordine delle attività, il cui filo conduttore è la scrittura! Saggi? Devo dire che questo mio nuovo lavoro è il terzo libro che pubblico con cadenza annuale. Articoli scientifici anch’essi tanti perché sono molte le collaborazioni scientifiche nazionali ed internazionali che ho instaurato negli anni, grazie al gruppo di ricerca a cui afferisco. Scienze sociali in scena è la mia ultima “creatura” ….

In generale la tua produzione scientifica è fatta di temi particolari, diciamo di nicchia come: alimentazione nel manicomio di Girifalco, cannibalismo ed ora il male, perché scegli queste tematiche?

Di fatto le scelgo perché sono appunto di nicchia, per cui si ha maggiore possibilità di trovare uno spazio tutto per sé, sai a me non è mai piaciuto seguire le mode o la massa, farlo significherebbe snaturarmi. Penso che parlare di tematiche così complesse possa essere il solo modo per dare un contributo, seppur minoritario, alla nostra società.

Come è nato Il male velato e come mai hai scelto questo tema?

Il male velato è un prodotto, anzi lo considero, il mio prodotto meglio riuscito (sebbene non sia mai soddisfatto totalmente di ciò che faccio perché penso che possa fare di meglio!). È nato in parallelo con tanti progetti di ricerca, la consegna della tesi di dottorato in lingua inglese, e il lancio di Scienze sociali in scena. Ho scelto il male perché è un tema che è stato poco attenzionato dalle scienze sociali, e quindi per me era una sfida; inoltre, mi hanno ispirato sia una serie di vicissitudini personali che i tanti fatti di cronaca, guerre, ecc.

Hai analizzato nel tuo saggio il male all’interno della società, nel mondo della sanità e nel campo del soprannaturale, a quale conclusione sei giunto?

Beh, in oltre 400 pagine di saggio di conclusioni ne ho formulate e scritte tante che spero possano leggere più persone possibili! Il mio intento è quello di essere di aiuto a chiunque abbia vissuto o stia vivendo una forma di male nella propria vita! Se dovessi tracciare una conclusione definitiva diciamo che penso che il male con la sua capacità di nascondersi, appunto di velarsi, possa avere degli effetti devastanti sulla vita di chi lo subisce, ma è possibile guarire, rinascere e resistere. Il male ci connota e denota come esseri umani, ma possiamo usare la sua forza distruttiva per convertirla in altro… un’opera come ho fatto io, o un dipinto, o in qualsiasi altra cosa che possa essere utile e possa dare sfogo e protezione.

In tutto questo lavorare continuo c’è anche Scienze sociali in scena che è addirittura arrivato nel Freud Museum di Vienna, com’è nato questo progetto e che direzioni prenderà?

Scienze sociali in scena, come dicevo prima, è il mio progetto di divulgazione scientifica in chiave teatrale per veicolare i risultati delle mie ricerche al pubblico “profano” diciamo così.  Scienze sociali in scena è nato dopo un lungo periodo di studi inerenti alla divulgazione scientifica, frutto di un periodo di studio dei percorsi di formazione in questo ambito erogati dalla casa editrice internazionale Nature assieme alla mia passione per l’antropologia teatrale. Devo dire che il successo di questo progetto è stato del tutto inaspettato, non solo per il numero di presenze al suo lancio, ma anche per via del grande seguito che le varie pagine social del progetto stanno ottenendo; inoltre, dopo il mio lancio sto notato che molti contesti, che prima non trattavano tematiche inerenti al teatro, cinema, ecc. hanno iniziato a parlarne, il che significa che il progetto è valido, è di ispirazione e pertanto deve continuare. L’invito presso il Freud Museum di Vienna è stato veramente emozionante, non capita tutti i giorni di poter lanciare un proprio progetto in un altro stato! Sono tanto grato di tutto questo!

Ti ringrazio molto per questa chiacchierata e spero che tu possa continuare con la tua vita scientifica così stimolante e interessante, cosa vuoi dire in conclusione?

Mi sento di dire di non mollare mai, di avere coraggio e forza, la nostra non è una terra semplice ma con la tenacia, l’assoluta abnegazione e passione si può riuscire, mantenendo sempre immutata la propria indole nel caos e confusione quotidiana… come diceva Friedrich Nietzsche “Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante”.