Milano: “Non ci resta che piangere!”


(“Chi siete? Cosa portate? Ma quanti siete? Un fiorino!”)

Molti sono le persone, soprattutto meridionali, che hanno comprato casa a Milano o per far studiare i propri figli o per motivi di lavoro e che hanno deciso di non venderla per ritornarvi in macchina di tanto in tanto per brevi periodi.

Costoro devono affrontare l’annoso problema del parcheggio. In tutti i quartieri di Milano che ricadono nella zona B, estesa a dismisura con i recenti provvedimenti amministrativi, i parcheggi con strisce bianche sono stati eliminati quasi completamente e sono stati sostituiti dai parcheggi a pagamento a strisce blu. T

ale provvedimento deriva da un’ interpretazione molto restrittiva e soggettiva del comma 8 dell’ art.7 del cds. che prevede una deroga solo per particolari casi e per motivi stringenti alla prossimità tra strisce bianche e strisce blu.

Tale norma è di dubbia interpretazione e sarebbe bene che ci fosse un pronunciamento esplicito del legislatore sulla deroga con criteri chiari e ben definiti.

Conseguentemente i proprietari di casa a Milano non residenti hanno poche alternative: o pagare il pass annuale per i dimoranti di 250 euro, o pagare le multe per divieto di sosta, o parcheggiare la macchina in una rimessa a 35 euro al giorno, o pagare la sosta giornaliera nei parcheggi con strisce blu. Si stenta a capire la ratio , se non con la volontà dichiarata di fare cassa, di questa decisione che, a quanto è dato sapere ,non esiste in altre città italiane o europee, ” blasonate quanto Milano”, e si capisce ancora meno perché il residente possa usufruire del pass gratuito ed il dimorante lo debba pagare.

E’, tra l’altro, una decisione che sottintende un principio di disparità e discriminazione tra cittadini residenti e dimoranti che hanno gli stessi diritti e doveri: entrambi ,infatti, pagano tutti i tributi comunali previsti. In più chi dimora temporaneamente a Milano crea meno problemi d’inquinamento, di traffico e di gestione dei rifiuti.

E’ ampiamente dimostrato che tale provvedimento influisce molto poco sull’inquinamento della città che rimane comunque molto alto. In definitiva i risultati ottenuti da questa inammissibile restrizione non sono paragonabili all’enorme sacrificio chiesto ai cittadini con l’imposizione di un’ulteriore “gabella” oltre quelle cui sono già sottoposti.

La vivibilità e la qualità della vita di una città dipendono da molti altri fattori quali il costo della vita, la sicurezza dei cittadini, i trasporti efficienti e la sanità senza liste d’attesa. I fatti che giornalmente accadano a Milano dimostrano che la città sta subendo un degrado lento ma inesorabile.

Questi provvedimenti fanno tornare in mente il film di Troisi e Benigni non : “ Non ci resta che piangere “ ed amaramente pensare che la storia si ripete la seconda volta come farsa. Il sonno della ragione genera davvero mostri.

Gli amministratori non vivono e non comprendono la quotidianità ed i sacrifici dei cittadini e quel che è peggio non ascoltano le loro istanze. In questi giorni i milanesi ( commercianti, imprenditori , artigiani) stanno protestando per l’estensione dell’area C e per l’aumento del ticket per l’accesso in tale zona denunciando i danni economici che ne derivano da tale provvedimento . I partiti non si lamentino poi se gli elettori disertano le urne ed aumentano il populismo e la disaffezione per la politica.

Un “fiorino”, un “fiorino” e non inquini , parcheggi e …………vai!!!

Nicola Iozzo