Presentato a Crotone il libro “Donne Custodi, Donne Combattenti” di Marisa Manzini


Un evento di grande rilevanza si è tenuto presso il Lido degli Scogli di Crotone, dove la sala convegni è stata gremita per la presentazione del libro “Donne Custodi, Donne Combattenti”, un’opera che affronta in modo profondo e incisivo il ruolo delle donne all’interno della ‘ndrangheta e la loro potenziale forza trasformativa.

Il convegno, organizzato dall’Associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia, ha visto la partecipazione di illustri relatori e un pubblico attento e numeroso, testimoniando l’importanza della tematica trattata.

Ad aprire l’evento è stata la Dottoressa Manzini, che ha dato il via ai lavori introducendo il tema centrale del libro: la complessa relazione tra le donne e il contesto criminale della ‘ndrangheta. La pubblicazione del Sostituto Procuratore Generale della Repubblica di Catanzaro, infatti, mette in luce un aspetto cruciale dell’organizzazione mafiosa calabrese: la centralità della famiglia di sangue come fondamento della sua forza e indissolubilità.

Il tavolo dei relatori si è dimostrato corposo e di alta qualità, a partire dalla Presidente dell’Associazione, Caterina Martino, che ha coordinato con grande competenza i vari interventi. Tra i relatori, l’avvocato del Foro di Catanzaro Rita Tulelli ha fornito una lucida analisi giuridica sulle dinamiche legate alla criminalità organizzata e al ruolo delle donne, mentre la docente di lettere Adriana Maria Cortese ha approfondito gli aspetti educativi e culturali, fondamentali per la prevenzione e il contrasto a questi fenomeni.

Sono intervenuti anche l’avvocato del Foro di Crotone Maria Deufemia e l’ingegnere informatico Giuseppe Arcidiacono, dirigente di Arcea, che ha offerto una visione tecnica del controllo sociale e digitale in queste dinamiche.

L’avvocato Antonella Nocita del Foro di Crotone ha portato la sua esperienza di legale, evidenziando i meccanismi di perpetuazione del potere all’interno delle famiglie mafiose, mentre il dirigente psicologo UOC SPOC di Crotone ha messo in luce gli aspetti psicologici di questa realtà, sottolineando come le donne siano spesso strumenti per la trasmissione di “sub valori” criminali alle nuove generazioni.

La professoressa di lettere Fabiana Mazzitelli ha arricchito la discussione leggendo alcuni passi del libro, accompagnata al pianoforte dal maestro Gabriele Pupa, creando un’atmosfera emozionante e toccante che ha dato ancora più intensità ai temi trattati.

In platea, erano presenti figure di spicco del panorama giuridico e istituzionale, tra cui il presidente dell’Ordine degli Avvocati di Crotone, Salvatore Rocca, l’avvocatessa del Foro di Crotone Teresa Battigaglia, una rappresentanza dell’Arma dei Carabinieri e il Dirigente Scolastico Girolamo Arcuri del Polo Tecnico Professionale Barlacchi Lucifero, a testimonianza del profondo interesse per le questioni affrontate nel convegno.

Il libro “Donne Custodi, Donne Combattenti” evidenzia come l’organizzazione della ‘ndrangheta, pur essendo collegata a strutture esterne come la massoneria, trovi la sua principale forza nei vincoli familiari.

Questi legami di sangue, infatti, rendono la criminalità organizzata profondamente radicata nella cultura locale. Tuttavia, i relatori hanno ribadito come questa cultura sia distorta e pericolosa, e necessiti di essere combattuta attraverso l’educazione e la diffusione di una cultura basata sulla conoscenza e sul rispetto dei valori democratici e civili.

Uno degli aspetti più tragici emersi dal dibattito è il ruolo delle donne all’interno della famiglia mafiosa: spesso relegate al ruolo di custodi dei valori criminali, diventano strumenti di perpetuazione delle dinamiche mafiose. Tuttavia, è stato evidenziato come queste stesse donne possano rappresentare una risorsa fondamentale per il cambiamento, se decidono di rompere con la tradizione mafiosa e di diventare protagoniste della lotta contro l’organizzazione. Il coraggio delle donne può essere la chiave per scardinare dall’interno questa struttura di potere.