Santi sospesi


"Fra Giacomo da Soverato"

Fra Giacomo da Soverato

 Oggi, 7 ottobre, Madonna del Rosario e anniversario della grande vittoria navale italospagnola e cattolica di Lepanto (1571), e dopo l’inaugurazione della Terza Età, credo sia utile una ricognizione della situazione agiografica di Soverato. L’agiografia, per chi non lo sapesse, è la scienza che studia i santi.

 Che vi devo dire? Io avevo provato a proporre una manifestazione teatrale su quest’argomento, ma si vede che a qualcuno sono andate, come si dice, le scarpe strette o la cosa ha dato fastidio agli “imi che comandano ai potenti”, canterebbe il Parini: imo, latinismo, vuol dire bassissimo, cioè chi finge di obbedire e poi si fa i fatti suoi. Peggio per lui e per loro.

 Padre Pasquale Pitari ha presieduto lodevolmente la commissione per la santificazione di Cassiodoro; che è stata avviata nella fase diocesana, e la documentazione è partita per Roma. Che ne sappiamo?

 A Carlo Amirante è intestata, in verità esageratamente, la strada più lunga e popolata di Soverato; immagino che quasi nessuno sappia chi sia stato, però è al secondo grado della beatificazione. Ma i gradi sono quattro, e la causa, che è in carico alla Diocesi di Napoli (la quale è stata sollecitata!), sta ferma e non se ne sa.

 Una stradina porta l’intestazione “Beato Francesco Marini”. Fu una figura importante nel dibattito teologico del XVI secolo, in particolare nell’Ordine degli Agostiniani, quello stesso da cui, con tutt’altro esito, proverrà Lutero. Il Marini, detto Zumpano dal luogo di nascita, fondò una sua Riforma, e molti conventi, uno dei quali, proprio quello di Soverato, fu una sorta di Casa Madre. Al Marini dobbiamo la Pietà del Gagini, con il corteggio di pie tradizioni. Agiografia alla mano, la causa di beatificazione non è mai iniziata, e “beato” è solo un affettuoso modo di dire.

 Altra straduccia è intitolata a Giacomo da Soverato, cappuccino, ancora ricordato nel suo Ordine sia per religiosità sia per cultura e per le alte cariche ricoperte. Morì nel 1594.

 Don Rua, questa volta beato davvero e con regole canoniche, fondò la chiesa di Sant’Antonio e l’Istituto Salesiano.

 Beh, io ho fatto la mia parte, come in tantissime altre occasioni. Ora, sotto a chi tocca.

Ulderico Nisticò