A che serve l’ONU?


 A niente, secondo la Meloni, che, in piena assemblea, lo ha definito “il luogo dei buoni propositi”, come dire di chiacchiere al vento. Tanto è luogo di chiacchiere, che non sta facendo nulla di fronte non solo a infinite guerre locali, ma di fronte a due guerre che rischiano di divenire mondiali.

 L’ONU non funziona perché è in mano a cinque vincitori della Seconda guerra mondiale, roba quindi di ottant’anni fa. Basta pensare che i vincitori erano due autentici, USA e URSS; uno a rimorchio, la Gran Bretagna; e due palesemente sconfitti, la Francia e la Cina. La Cina del 1945 era in piena guerra civile, e quella sedicente vincitrice dopo un poco si ridusse a Formosa, e ci vollero anni per riconoscere Pechino. Senza scordare che l’URSS non esiste più dal 1990, e se la ricordano sono gli eruditi e qualche nostalgico di Stalin. Nel 2024, l’ONU non è affatto lo stesso del 1945, però fa finta di essere allora.

 Eppure questi vincitori hanno diritto di veto; e gli Stati Uniti ne fanno uso industriale, soprattutto quando qualcuno osa appena appena nominare lo Stato d’Israele. In queste condizioni, l’ONU è un baraccone costoso e inutile.

 Che fare? La riforma è urgente, se si vuole che l’ONU sopravviva; e se non sopravvive, tanti saluti. L’Italia ha lanciato un sasso… no, un grosso masso in piccionaia, dicendo la cruda verità e rompendo la consuetudine di decenni di retorica buonista ed ecumenista; e ciò che è stato detto dovrà avere delle conseguenze.

 Vediamo che succede, a cominciare dalla fine del diritto di veto.

Ulderico Nisticò