Per una storia della medicina in Calabria


 Non è frequente una partecipazione di pubblico come quella che ha accolto, presso Non di resta che leggere, la prima presentazione del lavoro di Ulderico Nisticò sulla storia della medicina in Calabria. La serata è stata moderata, in realtà provocata, da Pino Vitaliano e dall’editore Oreste Kessel Pace.

 Il volume, ha spiegato Nisticò, è di stile classico, quindi con il meno possibile di parole e il massimo di argomenti. Muove dai Greci, che ritenevano la medicina un fatto preventivo e di “hyghieia”, buona salute; anche se i medici, in particolare quelli di Crotone, erano molto abili nel curare e le malattie e i traumi da ferite e da incidenti. Per questo viene narrata la complicata vicenda umana di Democede, che ebbe illustri pazienti: Dario I re di Persia e sua moglie Atossa; poi, come spesso accade ai medici anche oggi, si diede alla politica, e finì ucciso nella strage dei pitagorici.

 La medicina scientifica e quella popolare, sulla scorta di Cassiodoro, si giovano delle erbe; perciò la bella copertina si orna di una pianta di “borrago officinalis”, la “vurraina” che è anche buona da mangiare. C’è un lungo elenco di erbe.

 Nella Città del sole del Campanella, il severo governo impone anche regole di igiene e di eugenetica.

 La Scuola medica di Salerno, che annovera anche molte “mulieres” di grande abilità medica, è già scientifica.

 Si lodano nel libro molti famosi medici calabresi dei secoli passati. Ma i medici del tempo, dovunque, non erano chirurghi, e i salassi e altre operazioni erano affidati a barbieri e altri artigiani.

 Si credeva all’intercessione dei Santi, e anche alle possessioni demoniache, donde l’esorcismo; e anche l’attività delle magare. C’è spazio per narrare la cupa ed esoterica vicenda della Sibilla di Polsi.

 Non mancano osservazioni sulla dieta mediterranea e, in generale, sulle condizioni di vita della popolazione calabrese. Importante è il dato sul numero degli abitanti nel XVII secolo, che giunge a circa seicentomila, a testimonianza di una situazione per quei tempi buona.

 Il libro è dedicato all’AMMI, che, assieme al Lions Squillace, ha voluto la conferenza da cui esso è tratto.