Un venticello lieve sulla Calabria? E un turismo serio


 Spero di non sbagliarmi, ma da un paio d’anni soffia sulla Calabria un venticello più lieve e più profumato dei decenni che furono. Fino a poco fa, stampa e tv s’interessavano della Calabria solo per qualche caso di cronaca nera, e giù le solite frasi fatte sulla scuola che combatte la mafia; poi si sono accorti che la mafia del 2024 lavora con fior di commercialisti e chimici taglia droga, laureatissimi; e i soldi la mafia li ha a Singapore e Los Angeles, e non certo in qualche sperduta forra dell’Aspromonte. E che la mafia non spara ma paga, e anche profumatamente.

 Infatti, se vi siete accorti, da qualche tempo c’è poco spazio per i professionisti dell’antimafia segue cena. E invece di predicozzi e libri con immancabile premio e cittadinanza onoraria, e anche invece di pesca a strascico di quinti o sesti cugini di boss, si fanno belle retate di droga arrivata non da San Luca ma dall’America Latina. Bene, continuiamo così.

 Vediamo in tv bei servizi, anche su Soverato, e i giornalisti non si contentano più di spiagge più o meno luminose o di boschi spacciati per incontaminati, ma prendono atto che la Calabria è abitata da almeno cinque millenni, e qui è contaminato tutto, grazie a Dio e alle braccia dei nostri antenati; e se i dotti calabresi non lo sanno, la colpa è loro. Proposta: pr€miateli, i dotti, createli cittadini onorari, però con preghiera di starsene zitti!

 Secondo me, nel venticello positivo, c’è lo zampino di Occhiuto: se è così, ringraziamolo.

 Dove voglio arrivare? Che sta cambiando, nell’immaginario collettivo, l’idea stessa di Calabria. E i turisti, stufi di bagnarsi i piedi (ne vedessi uno nuotare, a parte me!), a battaglioni affiancati vanno a visitare Sibari, Crotone, Scolacio, Kaulonia, Locri, Reggio; e i borghi medioevali ricchissimi di memorie… e vogliono mangiare e bere roba calabrese. Il turista non è uno scemo estivo e pollo da spennare, è un essere umano.

 Il mare, per carità, è bello; ma finisce ad agosto. Per prolungare l’attività turistica, servono turismo culturale, religioso, della terza età, di salute, esperienziale, enogastronomico…

 E per tutte queste cose, non ci servono dilettanti e improvvisatori. Cominciamo dalla cultura, settore dove dilagano gli improvvisatori degli sbarchi di Ulisse e altre fandonie, e che della Magna Grecia nominano a stento Pitagora… quello delle tabelline. Servono dunque testi seri e guide degne di questo nome.

 Serve un turismo internazionale d’autunno e primavera, con l’aiuto di un buon clima. Ma se viene il turista nordico anziano, non gli possiamo spacciare le discoteche dei ragazzotti urlanti di notte, ma spettacoli di qualità.

 Servono dunque professionisti nel senso più profondo del termine, cioè gente che mangi di turismo, non che abbia uno stipendio qualunque cosa succeda; e dunque gente che, mangiando solo di turismo, abbia esigenza di lavorare tutto l’anno.

 Lavorare. Il turismo è una scienza, non “una spiaggia… e arrangiatevi”!

Ulderico Nisticò