Calabria e soldi non spesi


 Da quando c’è la Regione, la Calabria ha ricevuto tonnellate di denari da Roma o da Bruxelles, e ne ha spesi pochissimi e male, e la massima parte è tornata vergine al mittente.

 La colpa è dei politicanti, per due terzi di sinistra e centrosinistra, per un terzo di centro spacciato per centrodestra.

 La colpa è dei passacarte, che, detto in generale e con rarissime eccezioni, sono i classici calabresi ignoranti con laurea, cioè al massimo capaci di eseguire, senza mai iniziativa e fegato.

 Colpa è dei politicanti che non controllano i passacarte.

 Colpa è degli intellettuali poeti andare a capo, piagnoni, antimafia segue cena, sbarcatori di Ulisse, o persino repubblicani nostalgici dei Borbone… insomma, il caos mentale, il cui effetto sono i pr€mi letterari e le cittadinanze onorarie anche di Crepacore Marina.

 Colpa delle università, che, oltre a pullulare come funghi dopo la pioggia, sono solo diplomifici.

 Ciò premesso, la colpa è anche dell’Europa la quale impone regole che paiono fatte apposta per non dare soldi.

 Prendiamo i contributi estivi 2024 per attività varie, che, letti in modo bruto, sembrano assai, ma, leva questo e leva quello, e chissà quando arrivano, sono spiccioli.

 E servono mucchi di cartacce, per partecipare a un bando.

 Ed ecco un altro ottimo motivo per l’autonomia differenziata, s’intende della Regione Ausonia (Molise Puglia Basilicata Campania Calabria messe assieme). Bisogna che gli interventi italiani ed europei siano assegnati il 2 gennaio, nel senso di accreditati e messi sul conto il 2 gennaio, e sottoposti a rendiconto il 31 dicembre prima dello spumante.

 In quei dodici mesi, una classe politica spenda e spanda a suo giudizio, assumendosi la responsabilità come i sindaci del Medioevo: in solido, cioè di tasca! Vedrete che non tanto si farà la fila per candidarsi.

 E invece anche nel 2024 la Calabria rischia di perdere i denari.

 Servono idee, e se politicanti e passacarte non ne hanno (come non ne hanno!) serve l’umiltà sapiente di chiederle a chi le ha.

Ulderico Nisticò