Per i diversamente calabri, malanova vuol dire, letteralmente, cattiva notizia; anzi, notizie. La prima malanova è che 70 sindaci calabresi si schierano contro l’autonomia: brrrrr! Ma i sindaci calabresi sono 404; per una risicatissima maggioranza del 50,1%, mancano 132 sindaci; per la totalità ne mancano SOLO 337.
La malanova più mala per i neopatrioti unitari è che il presidente della Repubblica ha firmato, e subito, la legge sull’autonomia, sancendo così che detta legge non contiene alcuna incostituzionalità. I mazziniani possono ricorrere… contro Mattarella: si accomodino. Tanto più che la costituzione in discussione non è nemmeno quella del 1948, ma quella del 2001, emendata con i voti determinanti della sinistra.
Risolve le questioni formali, veniamo a quelle di sostanza. La Regione Calabria esiste… malanova! – dal 1970, ed è sempre di più l’ultima d’Europa. Ora, dal 1970, non da quando c’è l’autonomia differenziata, che del resto ancora non c’è. È stata malissimo gestita da quella malanova che furono, fino al 2022, i presidenti e assessori e consiglieri, per due terzi di sinistra o csx, per un terzo di centro sedicente destra.
Siccome ultimo è il latino ultimus, superlativo di ultra, ultimo è proprio il non plus ultra, cioè non si può andare peggio di ultimo. E siccome la colpa di essere ultimi è della classe politica, e siccome non possiamo scendere sotto ultimo, non ci resta che la speranza di migliorare.
Come? Ma eleggendo consiglieri e assessori e presidenti migliori: il che, dato il passato, è facilissimo. Quindi non lasciando le redini sciolte ai partiti (partiti che, per altro, nemmeno esistono!), e dicendo la nostra. Tutti: università, intellettualoni superpremiati, ecclesiastici… Sì, ma esclusi piagnoni vari e sbarcatori di Ulisse e scopritori di Graal, e malanova sottoculturale simile.
Qualcuno propone di consumare prodotti meridionali, e in specie calabresi. Ottima idea, a patto che i prodotti vengano effettivamente prodotti, e non solo ipotizzati o affidati agli Enotri. L’economia non è poesia, è lavorare per creare e consumare e vendere. Lavorare significa lavorare, non essere assistiti; vendere significa individuare i mercati per qualità e quantità.
A tutto questo deve precedere un’operazione di cultura vera, per un Meridione vero: quindi, un divieto per legge di campare di lacrimatoio letterario e cinematografico… e scolastico. Basta con i film in falso dialetto e traduzione in ancora più falso italiano.
Eccetera. Lo può fare, la Calabria, con i suoi 1.500.00 di abitanti in buona parte anziani? Certo che no. Serve, ve lo ripeto, la Regione Ausonia con Molise Campania Basilicata Puglia Calabria: dodici milioni di abitanti; un consiglio di pochissimi e riunito tre volte l’anno; e responsabilità di tasca. Tantissimi politicanti e passacarte molisani campani basilischi pugliesi calabresi perderanno il seggio e la sedia che scaldano? Ecco una nova che, per le mie orecchie, non è mala, è ottima. Si cerchino un lavoro produttivo.
Ulderico Nisticò