Riforme costituzionali


 Il Regno Unito di Gran Bretagna (UK) nacque, dal 1707 al ’14, senza quella che altri chiamerebbero costituzione, ma con dei patti; e questi, come sono stati scritti, così potrebbero essere modificati; e la Scozia prima o poi ci riuscirà. Il Regno d’Italia nacque, nel 1861, estendendo man mano lo Statuto piemontese del 1848, che però era già di fatto modificato e stravolto con il predominio della Camera (il Senato era sempre più decorativo), quindi dei partiti, sul Governo e sul Re.

 L’Assemblea costituente venne eletta, il 2 giugno 1946, sulla base di liste di partito: partiti che già nel 1990 erano scomparsi tutti, e nel 2024 se ne ricorda solo qualche storiografo di ottima memoria. Mentre ogni tanto qualcuno parla, commosso, di “padri costituenti”, e persino “madri”, come fossero notissimi e cari vicini di casa tuttora in vita.

 Eletti i rappresentanti con il sistema proporzionale, ne derivò un assetto proporzionale, quindi partitocratico. Da allora, l’Italia conta 68 governi, alcuni dei quali balneari, cioè nominati a giugno con l’accordo di dimettersi a settembre. Si annoverano a migliaia gli ex ministri e sottosegretari, in massima parte illustrissimi anonimi.

 Nel frattempo la storia del mondo è profondamente cambiata, con la scomparsa dell’Unione Sovietica e del comunismo in genere; e quanto ricorderete di Germania Est, Cecoslovacchia… Ed è cambiata anche l’Italia. Attenti: sono cambiati gli assetti dei Comuni e delle Regioni, e nessuno grida a lesa patria se eleggiamo direttamente il sindaco e il presidente. Nulla di strano, dunque, che un assetto del 1946 possa essere modificato nel 2024.

 È abbastanza ovvio che si discuta sul come. Niente affatto ovvio che qualcuno se la cavi con un richiamo a situazioni che, giuste o sbagliate che già allora fossero, sono di ottant’anni fa. La Francia, sul cui modello si varò la costituzione italiana del 1946, l’ha velocemente e radicalmente cambiato nel 1958, guadagnando quella che De Gaulle definì “la stabilità perduta nel 1789”: attenti alla data. Esempio, se Macron, come quasi certamente accadrà, perde le elezioni parlamentari, resterà presidente lo stesso. Questa è divisione tra poteri!

 Come mi piacerebbe se qualcuno, presa carta e penna e tastiera, rispondesse a tono e su argomenti precisi!

Ulderico Nisticò