Faccio una premessa. I Meridionali, e peggio i Calabresi, soffrono spesso di un guaio linguistico, quindi gnoseologico, che è non il dialetto, ma uno strano linguaggio, l’italocalabrese; ovvero, usano spesso le parole italiane nel senso dialettale, e ciò è fonte di evidente confusione. Esempio, io parlo di Macroregione, e qualcuno capisce Stato; scrive il suo errore; e tanti lo ripetono. Ragazzi, ma un minimo di educazione civica, a scuola… Niente, c’è chi parla come se appartamento fosse sinonimo di condominio!
Cerchiamo di capirci. Ci sono attualmente, in Italia, quattro Regioni e due Province autonome: Sicilia, Sardegna, Val d’Aosta, Friuli; e Trento e Bolzano. Ci sono poi, dal 1970, le ordinarie: Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria.
Finita questa lezioncina di geografia istituzionale, la mia proposta – e di molte persone autorevoli – è mettere assieme Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria, e da cinque Regioni farne una sola. Una sola ma Regione, mica Stato.
I meridionaldomenicali si levino dalla testa che si tratti del neoregno Due Sicilie: questo presupporrebbe estendere l’idea ad Abruzzo e Sicilia, che per molte e solide motivazioni, io escludo; soprattutto la Sicilia, la cui forzata annessione a Napoli, nel 1816, fu la fonte inesauribile di conflitti dal 1820 al ’60… senza scordare il 1943 eccetera. Se mai, la mia proposta somiglia al Ducato longobardo di Benevento, dal 568 al 774, poi Principato di Salerno fino al 1072. Lo so che il 95% dei lettori con tre lauree non ha mai nemmeno sentito nominare i Longobardi del Meridione; però ve ne parlo un’altra volta.
La storia è una bella cosa, però ha il vizio di scorrere nei secoli; e quindi torniamo al presente. Quella che io propongo è una Regione Meridione (ho in mente un altro nome, però non ve lo dico, ora), formata dalle attuali suddette: Molise, Puglia, Campania, Basilicata, Calabria. Queste dunque cesserebbero di esistere; e con esse le attuali Province, e la Macroregione sarebbe divisa come fece Filippo II (1556-94), che era un re e non un burocrate, quindi la sapeva lunga. Anche di questo, un’altra volta.
La Regione Meridione conterebbe circa 54.000 kmq, e, stando all’anagrafe, circa 12 milioni di abitanti. Varrebbe, come potere contrattuale, molto più delle attuali con 380.000 Molisani e 500.000 della Basilicata, e una Calabria in spopolamento. Metterebbe assieme risorse, e tra queste un turismo attualmente abbandonato a se stesso, e ridotto quasi solo a fugace e caotica balneazione. A proposito di storia. Nel 1860, se i Borbone non difesero il trono, come non lo difesero; i liberali meridionali loro nemici si sbracarono senza la benché minima trattativa, semplicemente lasciandosi “annettere” con la più pecoresca e sorridente sottomissione. I fatti del 1860 si svolsero non contro il Meridione, come s’illudono certi “storici” approssimativi e vogliosi di darsi importanza se non altro come vittime; ma, molto peggio, andarono senza il Meridione; e furono decisi altrove. La Camera del febbraio 1861 era composta a maggioranza di deputati meridionali: però parlavano in italodialettale, e non espressero alcun parere!
Ovviamente, nessuna istituzione migliora le persone; ma certo una sola Regione invece di cinque vedrebbe diminuire il numero dei politicanti e dei passacarte; e staremmo più attenti a chi dare il voto. Non è, infatti, detto che la nuova Regione debba mantenere le attuali regole elettorali partitocratiche. Per me, basterebbe un presidente che si nomini gli assessori, e un consiglio regionale che si riunisca tre volte l’anno. Il resto, via computer. E pochissima gente seduta sulle sedie!
Dove lavorerà il presidente, e dove si riunirà il consiglio? In un luogo storico, che è anche centrale: Melfi. Perché Melfi… studiate, ogni tanto, meridionalisti della domenica!
Credo di essere stato chiarissimo. Ma credo, anzi sono sicuro, che è tutto inutile, e qualcuno, pensando e parlando in italocalabrese e non in italiano, continuerà a pensare che Regione sia lo stesso di Stato. Non è così, in normale lingua italiana.
Ulderico Nisticò