Spopolamento e rimedi


 Giovanni Pascoli, giunto, tra le fasi del suo sentire, al nazionalismo popolare, chiamò l’Italia “la grande proletaria”, cioè povera di risorse ma ricca di braccia e di menti; ed esaltò l’impresa di Libia (1911-2). Oggi scarseggiano poprio menti e braccia, e minacciano di diminuire ancora, in Italia. I numeri sono desolanti, e ne basti uno: dal 2013 a Sud il numero dei morti supera quello dei nati, e perché non nascono bambini.

 Occorrono interventi, a cominciare da quelli più pratici: casa, assistenza sanitaria, asili nido, scuole a tempo pieno… Una coppia che non ha parenti, è totalmente impedita dal fare e allevare figli. Banale, e non mi dilungo. Sempre che i parenti, a loro volta, non siano tanto anziani da doversi far assistere.

 Occorre soprattutto una decisa rivoluzione reazionaria, che spazzi via la cultura ufficiale, ospitata sui libri di scuole, dove leggiamo che se uno è depresso è filosofo; quando invece la depressione è una malattia e del corpo e dell’anima, e non un atteggiamento culturale.

 In un’Italia di depressi, passa la voglia di fare figli; anzi, di vivere. Urge dunque una cultura lieta e ribalda, audace e trasgressiva, e speranzosa del futuro: carpent tua poma nepotes! Ovvero, pianta oggi un albero, i frutti li raccoglieranno i tuoi nipoti. E, soprattutto, pianta nipoti che un giorno mangino i frutti di quell’albero.

 Servono letteratura e teatro e film che la smettano con i piagnistei; e una sana correzione a certi luttuosi libri di scuola. Va insegnata la vita come atto di forza e di gioia, e se capitano sventure, capacità di sopportazione e di reazione.

 Vedrete che torneremo ad essere circondati di figli e nipoti italiani.

Ulderico Nisticò