Parlamenti e antiparlamentarismo


 Un governo dalla maggioranza schiacciante va in difficoltà perché 45 suoi deputati sono assenti. Figuraccia, s’indigna la Meloni, e spero assuma subito provvedimenti severi, soprattutto nel partito di cui è segretaria. Ammesso, infatti, che uno o due fossero malati, la faccenda puzza di ponte tra due vacanze; e nessuno sopporta che se ne vadano al mare quelli che sono eletti, e pagati riccamente, per lavorare. Anzi, mi piacerebbe conoscere i nomi dei vacanzieri.

 Ecco come nasce, anzi rinasce, l’antiparlamentarismo, che c’è da quando ci sono i parlamenti: “In nome di Dio, andatevene”, urlò Cromwell ai deputati inglesi, dopo averli ingiuriati in tutti i modi. Altissimo livello di corruzione e incapacità mostrò, negli anni 1930-40, il parlamento francese; per non dire di quello cecoslovacco e romeno, entrambi, del resto, dipendenti dai corrotti parlamentari francesi… Eccetera.

 Dal 1946, le due camere italiane non presentano tale ignominia; ma è palese, e li conosciamo personalmente, che tantissimi deputati e senatori stanno lì solo per fare numero, agli ordini di un capobastone; e mai hanno preso la parola… molti di loro anche per evidenti difficoltà linguistiche.

 Nel 1861, prima camera elettiva d’Italia, la maggioranza numerica era di deputati meridionali. Tranne pochissimi, alzarono la mano a comando. Li chiamarono, poi, ascari, ma era un’offesa ingiusta nei confronti degli Ascari veri, i nostri valorosissimi e dignitosissimi soldati eritrei, somali, libici.

 Il deputato meridionale venne reclutato tra i borghesi ignoranti con laurea (il Sud brulica di tale categoria, anche oggi), e l’elezione fu regolata dai prefetti. E non è che quelli del Nord fossero tutti tanto meglio.

 Ecco come nacque l’antiparlamentarismo, che condurrà alla protesta di Sonnino, con “Torniamo allo Statuto”, e, di evento in evento, alla vittoria del fascismo, e all’incapacità dell’Aventino. E, dal 1946 stesso, a infinite riforme elettorali una peggio dell’altra.

 Aggiungete che non esiste un meccanismo di selezione, nemmeno quello dei partiti, che a loro volta non esistono nel senso serio. Così basta mettere un Pincopalla qualsiasi in posizione favorita, e ce lo ritroviamo in parlamento.

 Oppure, com’è successo il 27 aprile, in ferie pagate.

Ulderico Nisticò