I lavori pubblici e i NO


 C’è una malattia psichica, molto diffusa a Sud, che per scherzo chiamo sant’Anselmo d’Aosta dei poveri: quando uno pensa qualcosa, pensa anche che sia vera; e siccome ci sono i malati di neofobia, cioè che rifiutano il nuovo, qualsiasi cosa nuova, si stupiscono che invece tanti, tantissimi altri il nuovo lo vogliano. Io, per esempio, voglio il ponte, e con il ponte ogni sorta di lavori pubblici.

 Questi li voglio per onore di firma, in quanto presidente onorario del Comitato per la Trasversale; o perché vivo a Soverato, dove la 106 arrivò nel 1935, cioè 93 anni fa, ed è un’ottima strada, però alquanto superata dal suo quasi secolo di vita e di traffico.

 Voglio, ovviamente, il ponte. Tutte queste cose le voglio per due motivi:

  • sono oggettivamente utili;
  • generano a loro volta lavoro, e, in una Calabria che è più o meno l’ultima d’Europa, è ossigeno al letto della morente.

 Quelli che non li vogliono, non li vogliono per queste loro, e solo loro motivazioni:

  • la suddetta neofobia, paura di qualsiasi cosa nuova;
  • polemichette politiche locali;
  • bisogno disperato di SVINCOLI. Ad Argusto, il Soriero di turno forse promette un terzo svincolo accanto ai due che già ci sono; a Gagliato, uno svincolo per albero e uno per la polis; a Satriano, uno svincolo per abitante: e meno male che sono pochi!
  • ideone migliorative, dimenticando che l’ottimo è nemico del bene. E lo so pure io che un’autostrada a dodici corsie è meglio di una a dieci, e a dieci è meglio che a otto, e a quattro meglio che due; però a me una strada a due sta a pennello, più una telecamera per stroncare gli imbecilli dei sorpassi in galleria. Tanto, ragazzi, quelle sono le nostre modeste esigenze, mica è la Milano Torino! Voglio però che la si faccia presto, la Trasversale.

 C’era, negli anni 1930, qui da noi una famiglia nobile, nota per cultura e impegno civico, e che darà un Caduto alla Patria, e normofascista, e legatissima ai Savoia anche da amicizia personale, e con importanti entrature in Vaticano. Chiese gentilmente, si narra, una variante al progetto della 106; e categoricamente le fu rifiutato. Ecco cosa bisogna fare, con gli svincoli e altre elucubrazioni.

 Il ponte lo farà qualche ditta… e che vi devo dire, se in Calabria ditte del genere non ne abbiamo? Coraggio: i vecchi soveratesi sanno che il Campeggio Internazionale, il vero volano del turismo, lo fece Saso Sassi, romagnolo. Magari…

 Ma il panorama tra Reggio e Messina… Amici, Messina e Reggio non sono funghi naturali, bensì costruzioni storiche umane, anzi, sempre nei suddetti anni, ricostruzioni dopo il terremoto. Chi vuole vivere secondo natura, si trasferisca in un’isola della Polinesia… a parte che non è vero, tranne non sia abitata solo da scimmie.

 Insomma, calabresi, buoni lavori, quindi buon lavoro, e buona circolazione di denaro. Chi non è d’accordo, pazienza.

Ulderico Nisticò