Beni culturali ecclesiastici e Regione


 Quando posso leggere una buona notizia, mi si allarga il cuore. La Regione e la Conferenza Episcopale Calabra hanno stretto un accordo per favorire la fruizione dei beni culturali e artistici ecclesiastici. In attesa di saperne di più, vi sottopongo alcune riflessioni.

1. Gran parte, forse la massima parte dei beni in parola sono ecclesiastici o di proprietà o almeno di origine. Molti, pur restando ecclesiastici, sono stati trasferiti, in genere da monasteri a chiese, come, per esempio, a Serra S. Bruno.

2. Non tutti sono adeguatamente conosciuti; alcuni sono quasi ignoti, in particolare se di piccole dimensioni, anche se di valore artistico. Esempio che mi riguarda, la soveratese Pietà del Gagini, del 1521, pochissimo valorizzata anche a Soverato, figuratevi altrove.

3. È interessante la storia di alcuni edifici. Curiosa quella di alcuni che non nacquero come chiese ma lo divennero per dismissione di strutture militari dello Stato: ricordo San Pantaleone a Montauro; il campanile di San Nicola a Cardinale; e la piccola fortezza della Roccelletta al bivio di Borgia, che dà il nome a tutto il territorio, anche a quello dell’area archeologia.

4. Ci sono, tuttavia, molto ben tenuti Musei diocesani; come i Musei statali e alcuni locali.

5. Non basta, ovviamente, una pur utile ricognizione: ogni oggetto d’arte è una storia di religione e di arte e di committenza, e che consentirebbe di ricostruire anche la storia civile e culturale della Calabria; anch’essa troppo sconosciuta o ridotta a ingiustificato piagnisteo monomaniaco… e retribuito.

6. Spesso gli oggetti d’arte sono ammantati di antichissime leggende popolari, che rendono sacro e santo, e credibile, e oggetto di Fede, quello che altrimenti sarebbe solo marmo e oro, per quanto ben lavorati. Troppo lungo anche solo elencarle qui.

7. Tra i beni di massimo rilievo, senza dubbio sono essenziali gli archivi diocesani e parrocchiali, di cui sarebbe auspicabile, come di quelli laici, la digitalizzazione, che ne consentirebbe lo studio. Lo stesso per collezioni di libri e manoscritti.

8. Per fare tutto questo e quant’altro, bisogna mobilitare le migliori energie della Calabria: e ci sono giovani di valore da utilizzare.

9. Infine, poiché siamo fatti di anima e di corpo, merita un radicale ripensamento quel turismo culturale che troppo sovente in Calabria è scarsamente praticato; e invece dovrebbe essere attività economica; e, per quel che più m’interessa, combattere la distorta immagina di una Calabria o mafia o presunto mare e sole come fossimo in Polinesia e non in mezzo a quattromila anni di storia.

 Intanto, a tutti un sereno Natale.

Ulderico Nisticò