Le foto, si sa, contengono sentimenti e sensazioni di una scena ripresi da quel click del fotografo ed evocano ricordi, memorie, storie , momenti di vita vissuta quanto i racconti scritti. La foggia di un vestito, la sontuosità dei palazzi , ritratti dal fotografano sono espressione dello stile di vita di una comunità e della sua cultura.
Alcune foto, inviatami dall’amico Francesco Azzariti, ritraggono una costruzione realizzata con un’intelaiatura di travi in legno mista a muratura, di solito blocchi o mattoni definiti “breste” . La costruzione , di proprietà degli eredi di Azzariti Francesco, si trova a nord del paese sulla strada verso San Nicola Da Crissa e Soriano, in una zona del territorio che una volta faceva parte del comune di Panaja contiguo a Filogaso che, dopo vicende alterne, fu annesso al territorio di Filogaso per costituire un comune unico. Quelle foto mi hanno colpito per due ragioni entrambe storiche. La prima è questa: quella costruzione, realizzata negli anni trenta del secolo scorso dal signor Azzariti Francesco, ricorda le case “baraccate” di un tempo e richiama il modello costruttivo realizzato successivamente al terremoto del 1638 . Quel terremoto distrusse Filogaso e Panaja radendo al suolo 118 case, il palazzo del duca Carafa, il convento dei Cappuccini, quello dei Domenicani ed altre costruzioni. Le cronache del tempo descrissero quell’evento in modo dettagliato e particolareggiato. Lo storico Agato Di Somma così descrive quell’evento:
Cadde Filogaʃi con l’oppressione di gran numero d’habitanti. Haveva quivi il Duca di Nocera, che ne hà il dominio, fatto edificar di legnami un Palazzo, e di fuori incroʃtatolo di ʃottili muraglie ad uʃanza di Fiandra, dove egli militando per la Corona del Rè Cattolico, erasi trattenuto. Quell’edificio al tremor della terra ʃi ʃcoʃʃe dintorno quelle fabriche aggiunteli, e diè spettacolo non meno ridicolo, che pietoʃo, con far moʃtra d’un vastissimo ʃcheletro d’oʃʃa ʃpolpate, e ʃignificar, che nelle comuni calamità imparavano a morir gli istessi palagi.
Quel terremoto e quelli successivi del 1659 e del 1783 indussero gli ingegneri e gli esperti del tempo a definire un regolamento urbanistico e dei modelli costruttivi e strutturali antisismici. Le strade dovevano avere distanze ed altezze ben definite, i fabbricati, invece , dovevano essere realizzati in muratura contenuta in orditure lignee ,così come appare nelle foto succitate. Tale tipologia costruttiva fu ideata dall’ing. Francesco La Vega e, prima di lui, lo storico Vivenzio ne aveva descritto una simile. Tale modello ,definito casa “ baraccata, dal latino tabula, fu ideato proprio facendo riferimento al palazzo del Principe Caraffa di Filogaso [1]“ ..costruito nel passato secolo di legno e rivestito solamente di fabbrica, si rimase in tutto l’interiore illeso, nel mentre che il paese fu ugugliato al suolo.”
La seconda è questa: il figlio diciottenne, Domenico, del signor Azzariti Francesco rinvenne nel 1950 ,durante l’aratura di un terreno agricolo di Filogaso , denominato “San Vito “, di proprietà del Cav. Lorenzo Murmura un’anfora antica o “ dolium” riasalente,secondo quanto risulta dagli atti della Sovrintendenza Del Museo Archeologico Di Reggio Calabria, al periodo romano. La storia del rinvenimento del “dolium” è riportata nel mio libro [2] dal titolo :“Filogaso Nel Secolo Breve”. Il dolium fu trasporto , dopo il rinvenimento , prima nel palazzo di Filogaso e poi in quello di Vibo Valentia entrambi di proprietà del cav. Murmura dal carro con i buoi , quegli stessi utilizzati per l’aratura del terreno, la cui foto , qui riportata, mi è stata sempre gentilmente data dal signor Azzariti Francesco.
1) La Grande storia di Un Piccolo Paese.
2) Filogaso Nel Secolo Breve
[1] Dal libro di Iozzo e Teti : La Grande Storia Di Un Piccolo Paese.
[2] Filogaso Nel Secolo Breve
Nicola Iozzo