Biden ha portato a termine un progetto che risale ad Obama, e già in parte attuato da Trump: lasciare l’Afghanistan, nominalmente al governo, di fatto ai talebani, che in meno di una settimana hanno preso Kabul, mentre si dissolvevano in un lampo governo ed esercito sedicenti legali, e palesemente inesistenti. Erano delle pure formalità, e tanto meno capaci di fronteggiare i talebani. E si è visto come sta andando.
Non so quanti, in questa dilagante ignoranza della geopolitica, anzi della geografia, sanno dov’è l’Afghanistan, e che confina con Iran, Asia Centrale già sovietica, Pakistan, Cina; e a due passi, l’India; ed è da millenni in tale posizione che chiunque possegga l’Afghanistan, controlla l’Asia. Oggi, il controllo dell’Afghanistan è dei talebani. Questi possono aprirsi ad ogni ipotesi; la più probabile, l’alleanza con la Cina. Sosterranno il terrorismo? L’hanno già fatto; lo faranno.
Tutto questo, perché la NATO ha fallito. Ma la NATO è una finzione come il governo afghano; la NATO sono gli Stati Uniti, che usano anche contingenti degli alleati. La NATO è dunque un’alleanza iniquo iure, cioè uno comanda, il presidente USA, e gli altri li seguono; e, all’occorrenza, fuggono con lui.
L’Italia ha contato 53 Caduti e 700 feriti; e non sappiamo la spesa. Naturalmente, in questi vent’anni è calato il silenzio stampa su spese e morti. Ora scopriamo che tutto questo è stato inutile.
Quando gli Stati Uniti conducono guerre esterne, lo fanno senza una strategia, e sempre condizionati da ideologie parolaie, per la cui la guerra si chiama spedizione umanitaria, eccetera. In questo caso, la strategia ovvia era di annientare i talebani con azioni rapide e risolutive: de-bellare, rendersi per sempre inoffesivi. À la guerre comme à la guerre. Invece sono stati i talebani ad annientare come e chi hanno voluto e vorranno loro.
E se fosse l’inizio della fine della presenza americana nel mondo, a cominciare dalla finzione della NATO? A titolo personale, sarebbe l’attuazione di un programma che mi accompagna da prima, e soprattutto dal Sessantotto; anzi di più, perché allora scrivevo sui muri FUORI L’ITALIA DALLA NATO, oggi invece, magari, se va la NATO fuori dai piedi.
E al posto della NATO, che ci mettiamo? E se ci mettessimo l’Europa, cioè una spedizione militare solo europea, senza America?
Adesso i miei dotti amici mi diranno che è un’utopia, che gli Europei sono quelli dei palloncini a forma di coniglio e dei gessetti colorati, e dei temucci in classe sulla pace nel mondo… Beh, si vede che non conoscete molto la storia, se dite così.
Senza scomodare i secoli remoti, non vi ricordate delle guerre giacobine e di Napoleone; delle guerre coloniali; di due, e dico due, guerre mondiali… L’ultima non è della preistoria ma del 1945, ed è stata combattuta in Europa, e finì solo quando i Tedeschi non avevano più pallottole. Ancora qualcuno se la ricorda, dei combattenti, ed è vivo. Quanto all’Italia, dal 1848 fece una guerra ogni cinque o sei anni; e il bilancio fu così così.
Certo, una guerra europea non si può fare sotto la guida di Ursula e dei burocrati di Bruxelles. Ed ecco l’arcanum imperii: per fare la guerra europea, occorre un’Europa; per fare l’Europa, occorre una classe politica. Chissà, cominciando da Kabul…
E la mentalità paciosa e dei palloncini rosa? Ragazzi, guardate che non ci mettono niente, i professori, a cambiare tracce del tema, e invece della pace e dei gessetti, assegnare un bel temone sulla battaglia di Vittorio Veneto del 1918 o sull’affondamento delle corazzate inglesi ad Alessandria nel ‘41. Tanto i fanciulli se lo portano da casa esattamente come oggi il tema pacifista con la stessa traccia che assegnarono al nonno.
A proposito, l’esperimento funziona già. Siamo in Libano, sotto comando italiano, senza NATO, e con ottimi risultati. Se qualche leguleio vuole una giustificazione formale, beh, un sigaro e una delibera dell’ONU non si negano a nessuno.
Chissà se è un sogno? Intanto, una guerra comune sarebbe l’unico modo per trasformare questa Europa di inetti passacarte in uno spirito di nazionalità. Metodo Bismarck: ripassate le storia.
Ulderico Nisticò