Un cortometraggio sulla Calabria dove tutto ha una rappresentazione magica ed onirica insieme, un sogno che si mescola alla realtà, il finito con l’infinito, l’inizio con la fine, l’alfa e l’omega, il divino con il profano, lo spazio con il tempo e viceversa in un alterno movimento ondulatorio.
Un cortometraggio di breve durata ma di un’intensità emotiva forte, appassionante, coinvolgente che riesce a raccontare la storia della Calabria meglio di pagine e pagine di libri di storia. Immagini di uomini affaticati e stanchi ma orgogliosi del loro lavoro, della loro terra, delle loro tradizioni, dei loro mestieri e dei loro strumenti di lavoro quasi rudimentali, scorci incantevoli dalle bellezze incommensurabili : il sole che sorge dal mare sulle coste ioniche e tramonta su quelle tirreniche , i suoi colori , le sue spiagge di sabbie bianche e di coste frastagliate con promontori a picco sul mare, i monti delle preserre vibonesi.
Il professore Vito Teti, antropologo , docente universitario e scrittore, amico e compagno di scuola, racconta tutto questo con il suo immenso talento e la sua sensibilità unica e con la schiettezza che lo contraddistingue .La sua penna è un cesello che scolpisce con le parole i luoghi dell’anima, sensazioni, emotività, passioni, il passato di una terra sconvolta dai terremoti, un presente contraddistinto dall’abbandono , un futuro incerto. Questa terra , dalle mille contraddizioni e dalle mille risorse, è la sua seconda pelle, la sua ragione di vita, un’icona dalla quale non riesce a staccarsi anche quando avrebbe mille ragioni per farlo.
Un cortometraggio girato con poche risorse e mezzi, per ammissione degli stessi autori, ma che riesce comunque a catturare panorami mozzafiato con fotogrammi chiaro-scuri mai sovraesposti o sottoesposti, una scenografia naturale che nessuno scenografo riuscirebbe mai a riprodurre, una regia che cadenza recitazione e luoghi in modo armonico con il sottofondo di una voce suadente che racconta la vita e le opere dello scrittore che appare pensieroso mentre osserva dalla “ barcunata” del suo paese l’immensità del creato. Quanti Muccino, quanti scrittori, quante risorse mai valorizzate abbastanza nasconde questa nostra Calabria così vituperata e sconosciuta ai più!
Nicola Iozzo